Le dipendenze : percorsi neurali e l’uomo
Le dipendenze : percorsi neurali e l’uomo

Le dipendenze :

percorsi neurali e l’uomo

Dott. PierGiulio Rossini

Fino a non molto tempo fa, parlando di dipendenza poteva venire in mente solo la figura dell’eroinomane in preda all’irresistibile bisogno di bucarsi. Oggi i tempi sono mutati e la scienza ci ha permesso di gettare uno sguardo sui meccanismi con cui la dipendenza altera i processi cerebrali alla base del desiderio del piacere, delle emozionie persino delle nostre capacità cognitive.

Così ora sappiamo che la dipendenza è una malattia, e non un “vizio”.

E che soprattutto ne esistono molti tipi. C’è quella da eroina, ma anche da alcool, da fumo, (nel mondo sono 1.1 miliardi di fumatori) e persino da gioco d’azzardo, la prima dipendenza comportamentale inserita nei manuali diagnostici di psichiatria. Potrebbero essere forme di dipendenza quelle da assunzione smodata di cibo o da shopping compulsivo. E c’è dipendenza da cocaina e da marijuana, anche se queste sostanze non causano in genere i sintomi da astinenza dell’eroina.

In tutti questi nostri comportamenti riveste un ruolo cruciale il sistema della ricompensa, un circuito cerebrale legato alla gratificazione. E se alcune dipendenze possono sembrare all’apparenza più innocue tra quelle che abbiamo elencato ce ne sono alcune che mietono milioni di vittime ogni anno nel mondo.

Cosa intendiamo per droga? La droga è qualunque sostanza estranea all’organismo capace di modificarlo quando assunta. Questa definizione così ampia comprende tutta una serie di prodotti che nell’accessione dell’opinione pubbica normalmente non sono considerate droghe: tutti i farmaci, l’alcool, il tabacco e in generale tutte le sostanze e i comportamenti in grado di modificare l’organismo. 

Si impone quindi una prima divisione tra droga legale e droga illegale , intendendo per droga legale qualsiasi sostanza estranea all’organismo e capace di modificarlo ammessa per legge, e droga illegale tutto ciò che viene rifiutato dalla legge.Questa distinzione non è così poi netta ed è anche essa legata al divenire delle situazioni, a fattori di spazio , di tempo, di dose, di vie di somministrazione e anche in fondo di attitudine del consumatore: in Arabia Saudita o nel Kuwait l’alcool è una droga illegale; nello Jemen del Nord il cat è una droga consumata da tutti (sono piante a lunga foglia che vengono masticate per estrarre il principio attivo ),addirittura i poliziotti per strada con una mano tengono il mitra e con l’altra le foglie di questa pianta. Se pensiamo al fattore di tempo: gli indiani d’America non conoscevano l’alcool ma usavano gli allucinogeni addirittura nei i loro riti religiosi (la psilocina,la psilocibina,il peyote)e quando conobbero l’alcool ne derivarono effetti dirompenti. (2)

La buona notizia arriva da Padova, dove un gruppo di studiosi sta sperimentando una tecnica di stimolazione cerebrale che sembra dare risultati promettenti. Chi vi si sottopone non solo si libera della dipendenza, ma soprattutto non ci ricade. E ciò schiude una speranza a milioni di persone che mettono a rischio la propria vita. (1)

Secondo l’ufficio dell’ONU per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, ogni anno in tutto il mondo muoiono più di 200 mila persone per overdose e malattie legate alla droga, come l’HIV, e molte di più a causa del fumo e dell’alcool.

Nel mondo i fumatori sono più di un miliardo, e il tabacco è implicato nelle prime cinque cause di morte: malattie cardiache, ictus, infezioni respiratorie, broncopneumopatia cronica ostruttiva (sigla: BPCO)e cancro al polmone. A livello mondiale quasi un adulto su 20 è dipendente dall’alcool. Nessuno ha ancora calcolato il numero di persone malate di gioco d’azzardo e altre attività compulsive riconosciute come dipendenze, tra cui anche la dipendenza da web.

La scienza ha messo a punto un quadro dettagliato del modo in cui la dipendenza altera i percorsi e i processi alla base del desiderio, della formazione di abitudini, del piacere, dell’apprendimento, della regolazione emotiva e delle capacità cognitive. Approfittando della straordinaria plasicità del cervello, la dipendenza riplasma i circuiti neurali per attribuire un valore altissimo alla cocaina, all’eroina o al Gin, a scapito di altri interessi quali la salute, il lavoro, la famiglia o la vita stessa. “In un certo senso la dipendenza è una forma patologicadi apprendimento”, spiega Antonello Bonci, neurologo del National Institute on Drug Abuse (NIDA). Il professor Luigi Gallimberti, medico specializzato in Psichiatria e Tossicologia e docente presso l’Università di Padova, attualmente dirige nella stessa città una struttura ambulatoriale e di ricovero per il trattamento delle addiction. Era rimasto affascinato dalla lettura di un articolo di giornale sugli esperimenti compiuti da Bonci e dai suoi collegli presso il NIDA e l’università di california; l’equipe aveva misurato l’attività elettrica dei neuroni in ratti dipendenti da cocaina, e aveva scoperto che una regione del cervello incaricata di inibire certi comportamenti era insolitamente silenziosa.I ricercatori hanno attivato nei ratti quelle cellule assopite.  ”Il loro interesse per la cocaina è praticamente scomparso”, racconta Bonci. I ricercatori hanno proposto l’idea che stimolando la regione corrispondente del cervello umano nella corteccia prefrontale, responsabile delle inibizioni, si possa placare l’impulso insaziabile del tossicodipendente a sballarsi.

La stimolazione cerebrale, impiegata da anni per curare la depressione e le emicranie, interviene su questi circuiti. Il dispositivo non è altro che una bobina avvolta attorno a una barra di metallo. Quando è attraversata da una corrente elettrica, lo stimulatore genera un impulso magnetico che altera l’attività elettrica del cervello. Il dottor Galimberti ha ipotizzato che impulsi ripetuti possano riattivare i percorsi neurali danneggiati dalla droga, come il riavvio di un computer bloccato. I risultati su un gruppo di cocainomani, effettuato in doppio con un gruppo analogo trattato con farmaci tradizionali, hanno dato buoni risultati guarendo definitivamente i primi mentre sul secondo gruppo solo tre sono risultati guariti.(1)

Un corretto studio del comportamento del tossicodipendente richiede modelli di ricerca che tengano conto del binomio uomo ambiente. In linea di principio la scienza rappresenta una modalità specifica per affrontare i problemi posti dall’uomo. Non è sola, e si differenzia proprio per la metodologia che ad essa applica il suo procedimento. Di fatto, storicamente, alcuni problemi sono diventati oggetto privilegiato delle metodologie scientifiche e ciò sia per l’attenzione che la scienza ha loro dedicato, sia per le innovazioni tecnologiche che arricchendo la metodologia scientifica l’hanno resa particolarmente efficace. Vi sono problemi al contrario, cui la scienza si è scarsamente dedicata fino a definirli talora irriducibili a sé. (3)

La cosiddetta “dipendenza da internet” è una problematica ancora in via di definizione che si riferisce all’uso eccessivo di internet associato a comportamento irritabile e umore negativo quando se ne è deprivati. Questa condizione viene generalmente associata ai disturbi del controllo degli impulsi come il gioco d’azzardo patologico, in quanto emozioni negative come ansia o stati crescenti di tensione vengono temporaneamente sostituiti da un senso di piacere o rilassamento mediante l’uso e abuso di internet. Alcune caratteristiche distintive o sintomi della dipendenza da internet sono:

  • Preoccupazione e inquietudine per internet
  • Necessità di aumentare il tempo speso collegati ad internet per raggiungere lo stesso grado di soddisfazione precedente
  • Ripetuti sforzi di limitare l’uso di internet
  • Irritabilità, depressione o instabilità emotiva quando l’uso di internet viene limitato
  • Passare online più tempo di quanto precedentemente stabilito
  • Mettere a repentaglio lavoro o relazioni importanti per passare del tempo su internet
  • Mentire ad altre persone circa il tempo che si passa su internet
  • Utilizzare internet come strumento di regolazione delle emozioni negative quali il senso di solitudine e la tristezza

I sintomi della dipendenza da internet paiono quindi verificarsi quando lo stato psicologico di una persona, l’attività scolastica o lavorativa e le sue interazioni sociali vengono danneggiate dall’uso eccessivo o improprio di questo medium che acquisisce nella vita della persona un’importanza centrale a scapito delle altre attività fondamentali. Alcuni studiosi hanno suggerito una distinzione tra una dipendenza da internet di tipo specifico, nella quale la persona trova gratificante solo alcuni aspetti del web, come le scommesse online, il sesso online, lo shopping o le chat, dalle persone che invece risultano dipendenti da internet in un modo più generalizzato e non legato ad alcune sue specifiche funzioni. In generale, tuttavia, pare che le persone che sviluppano una dipendenza da internet siano quelle che ne fanno un uso orientato generalmente ad attività ricreative, come videogiochi online, shopping e chat, piuttosto che un uso più prettamente strumentale, legato cioè alla corrispondenza elettronica (email) e alla ricerca di informazioni.

Le ricerche più recenti indicano che non esiste un tipo specifico di persona vulnerabile allo sviluppo di una dipendenza da internet, anche se risultano più frequentemente a rischio i giovani uomini single, gli studenti universitari, le donne di mezza età, le persone con un più basso livello di istruzione. Sembrano inoltre più a rischio persone affette da altri disturbi psicologici quali dipendenze, depressione, timidezza estrema e bassa autostima.

La cura della dipendenza da internet passa attraverso un mirato intervento psicoterapeutico di tipo cognitivo comportamentale. Occorre intervenire con una riduzione graduale del comportamento di dipendenza da internet, ma al contempo individuare dei comportamenti alternativi, sufficientemente gratificanti, che possano sostituirlo, aiutando il soggetto a superare le sue eventuali difficoltà socio-relazionali. Difficilmente gli psicofarmaci possono essere d’aiuto, almeno che non vi sia associato un importante livello di depressione. (4)

La dipendenza da gioco (Gioco d’Azzardo Patologico) si colloca nel Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi ed è caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di denaro elevate. Le conseguenze più dirette si rilevano nel deteriorarsi delle attività personali, familiari e lavorative.
E’ possibile che il soggetto che soffre di dipendenza da gioco metta a repentaglio anche una relazione affettiva significativa, il lavoro o delle opportunità scolastiche solo per perseguire nel gioco d’azzardo. Come per la Tricotillomania, anche la dipendenza da gioco d’azzardo può essere considerata una variante del Disturbo Ossessivo-Compulsivo sulla base della natura compulsiva dell’azione associata all’incapacità di smettere. Ciò che differenzia però nettamente il Disturbo Ossessivo-Compulsivo dai Disturbi del Controllo degli Impulsi è che se nel caso del DOC la compulsione ha la funzione di ridurre un’emozione negativa (in genere l’ansia), nella dipendenza da gioco la compulsione produce emozioni positive a cui il soggetto non riesce a rinunciare. Spesso, infatti, continua a giocare nonostante gli ingenti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il comportamento.
La stragrande maggioranza delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo sembra ricercare in tale pratica l’avventura e l’eccitazione che vengono soddisfatte puntando cifre di denaro sempre più elevate. Nel tentativo di recuperare il denaro puntato e perso, il soggetto sarà costretto in una corsa continua, a giocare cifre sempre più alte, al fine di annullare la perdita o una serie di perdite.
Quando le possibilità di ottenere prestiti si esauriscono il soggetto vittima della dipendenza dal gioco può ricorrere, per ottenere denaro, anche a comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode o il furto. Molte persone affette da Gioco d’Azzardo Patologico possono essere altamente competitive, energiche, irrequiete e facili ad annoiarsi. Inoltre sembrano essere eccessivamente preoccupate dell’approvazione altrui e sorprendentemente generose. La diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo è influenzata dalla disponibilità e dal grado in cui tale pratica è legalizzata, con tassi elevati in entrambi i sessi. Ultimamente vi è un dilagare di sale gioco e slot machine nei locali pubblici, con un conseguente incremento esponenziale del fenomeno, sia negli adulti che negli adolescenti.
Molte persone soffrono anche di altri disturbi, tra cui il più comune è la Depressione, ma anche alcuni disturbi di personalità caratterizzati da impulsività, quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di personalità. (5)

Quando il cibo è una droga

Nuove ricerche sul cervello rivelano perché gli zuccheri e i grassi spingono sempre più persone verso l’obesità, nuovi risultati scientifici dimostrano che l’iperalimentazionenon è un disturbo del comportamento, come una mancanza di autocontrollo,ne è causata da uno squilibrio ormonale. I cibi ricchi di grassi e di zuccheri mandano invece fuori giri il sistema di ricompensa del cervello,che reprime la capacità del cervello stesso di dire ad un individuo di smettere di mangiare. Sapere se questo meccanismo è una dipendenza ci interessa solo nel caso in cui porti a trattamenti efficaci. Il farmaco rimbonant, che riduce il craving (il craving è una parola inglese di difficile traduzione che può essere tradotta in “l’irresistibile voglia di” (7))da nicotina nei consumatori di tabacco, riduce anche il desiderio di cibo, ma ha pericolosi effetti collaterali. Saranno necessari altri studi per determinare se le reti neurali della iperalimentazione coincidono con le vie della tossicodipendenza e in questo caso, se i trattamenti della dipendenza potranno ridurre l’epidemia di obesità.

A parere di Paul Kenny, la differenza dell’obesità risiede nel fatto che gli attuali cibi ipercalorici mettono fuori uso le reti biologiche di feedback molto più degli altri cibi. In migliaia di anni di evoluzione l’uomo si è preoccupato non tanto di sopprimere   l’appetito, quanto di andare a caccia e raccogliere o coltivare il cibo per i tempi di magra. Forse i circuiti neurali dell’alimentazione sono più efficaci ad indurre l’assunzione di cibo quando siamo affamati che a sopprimere l’assunzione quando siamo sazi. E’ facile immaginare che il cervello consideri l’iperalimentazione con cibo ipercalorico benefica, se è aleatoria la sua disponibilità in futuro. Forse questo comportamento non è più adattivo, e potrebbe addirittura essere controproducente in un mondo in cui il cibo abbonda. Il mangiare compulsivo e la dipendenza da stupefacenti condividono aspetti evidenti, in particolare l’incapacità di controllare il consumo. Sarà agli scienziati determinare se queste analogie sono superficiali oppure derivano da alterazioni cerebrali comuni. Più importante sarà determinare se il modello della dipendenza è utile. Per avere valore, un modello della dipendenza dovrebbe fare previsioni accurate sui possibili trattamenti, inclusi nuovi farmaci. Un esempio è Arena Pharmaceuticals, a cui la Food and Drug Administration ha concesso la commercializzazione di Belviq, un farmaco per la perdita di peso in adulti obesi o in sovrappeso. Il farmaco stimola una proteina cerebrale, il recettore 2C della serotonina, che riduce il desiderio di consumare nicotina nei ratti di laboratorio.

Anche se si scoprirà che l’obesità è una dipendenza, e se scopriremo che i farmaci contro la dipendenza aiutano a perdere peso, gli obesi dovranno lottare con un fattore endemico:l’essere probabilmente circondati da familiari in sovrappeso, nochè amici e colleghi che perseverano nell’iperalimentazione,riportandoli in un ambiente difficile. Come sappiamo dagli ex tossicodipendenti o alcolizzati, gli stimoli ambientali sono una causa importante di craving e ricaduta.La nostra società, satura di grassi e tentazioni, renderà dura la vita alle persone obese intenzionate a smettere.(6)

Bibliografia 

  1. Fran Smith, Max Agullera-Hellweg, Dipendenze il lato oscuro del cervello, National Geographic italia ,Sett.2017 ,vol 40 N°3 
  2. Massimo Barra, Vittorio Lelli Droghe e drogati ed. Ianua 1990, pag .7
  3. Vittorino Andreoli, La droga, Le scienze Quaderni ,Gen. 1984, pag. 3
  4. Ipsco, dipendenza da internet e cura www.ipsco.it/sintomi-cura/dipendenza-da-internet/, 2017
  5. Ipsco, dipendenza da internet e cura www.ipsco.it/sintomi-cura/dipendenza-gioco-azzardo/, 2017
  6. Paul J. Kenny Le Scienze vol. XCI, Nov. 2013, pag. 62/543
  7. Massimo Barra, Droga dalla A alla Z, i Quaderni del Pronto Soccorso ,McGraw-Hill ,1997, pag.8