SOSPENSIONI FARMACEUTICHE: una review dal macro al micro

  Le sospensioni farmaceutiche sono dei sistemi bifasici termodinamicamente instabili dove particelle in fase solida sono disperse in un mezzo disperdente liquido, nel quale sono insolubili. Questi sistemi seguono la classificazione di Ostwald, la cui schematizzazione permette di suddividere le varie tipologie di sistemi dispersi in relazione alle dimensioni delle particelle che compongono la fase interna, sono infatti queste dimensioni a permetterci di differenziare una dispersione molecolare (soluzione) dove le particelle hanno dimensioni paragonabili a quelle della fase esterna dalle dispersioni grossolane, dove solvente e soluto hanno dimensioni sensibilmente differenti. Le sospensioni vengono inquadrate come sistemi dispersi grossolani, dove le dimensioni della fase dispersa (o interna) sono abbondantemente superiori rispetto a quelle della fase disperdente (o esterna); per questo motivo questo tipo di sistemi sarà definito sempre termodinamicamente instabile, poiché la tendenza delle particelle, in virtù della loro dimensione, sarà comunque quella di sedimentare a fondo del contenitore. Questa tendenza viene confermata dalla Legge di Stokes, la quale misura la velocità di sedimentazione particellare tenendo conto di una serie di parametri: -d^2 = diametro quadrato delle particelle di fase dispersa -(rho – rho0) = differenza di densità tra fase dispersa e fase disperdente -g = costante di attrazione gravitazionale -18 eta0 = viscosità del mezzo disperdente Noto che la densità della fase dispersa sarà sempre e comunque maggiore di quella della fase disperdente, il vettore velocità sarà diretto verso il basso e quindi la particella solida tenderà a sedimentare. Nelle sospensioni farmaceutiche la sedimentazione quindi non è un fenomeno da evitare, bensì da CONTROLLARE. I motivi per cui si decide di somministrare un farmaco sotto forma di sospensione possono essere molteplici: -prevenire meccanismi di degradazione del principio attivo (idrolisi, ossidazione, igroscopicità, etc.) -somministrare farmaci poco palatabili (il farmaco è insolubile nel mezzo disperdente, la quota solubilizzata è troppo bassa per essere percepita a livello orale) -migliorare la compliance di pazienti pediatrici -possibilità di somministrare forme ritardo per via parenterale (nei casi in cui si voglia scongiurare un assorbimento troppo elevato e diretto del p.a. nelle fasi immediatamente successive alla somministrazione). La questione fondamentale, dal punto di vista tecnologico, è la stabilizzazione della sospensione. Non bisogna mai perdere di vista la tendenza delle particelle in sospensione, che è appunto quella di sedimentare, quindi diventa necessario proteggere la fase esterna con una serie di componenti, meglio definiti come “AGENTI SOSPENDENTI”: -COLLOIDE PROTETTORE (e liofilo): ovvero una sostanza affine alla fase esterna, che abbia dimensioni opportune (tali da non dare di per se un’altra sospensione), che si adsorba sulla fase dispersa e che soprattutto riesca a creare un film di fase disperdente sulla superficie, in modo tale da scongiurare fenomeni di instabilità, come il caking, di cui discorreremo in seguito. Classici colloidi liofili in fasi disperdenti acquose sono alcune macromolecole saccaridiche (carbossimetilcellulosa, idrossipropilmetilcellulosa) o le gomme (gomma xantano, gomma adragante, gomma guar, alginati) e le gelatine. Questi colloidi vengono spesso adoperati con la duplice funzione anche di modificatori reologici, poiché intervengono aumentando la viscosità della fase interna, nel caso in cui ciò venga richiesto per la salvaguardia della stabilità termodinamica e tecnologica della sospensione. Per le sospensioni in cui la fase disperdente invece ha caratteristiche oleose (quindi prevalentemente lipofile) si utilizzano come colloidi protettori della fase dispersa cere (esteri di acidi grassi con nC > 12 con alcoli grassi a lunga catena), alcoli superiori o oli viscosi (minerali). -TENSIOATTIVI: agenti attivi in superficie, capaci di interporsi nel film molecolare che separa le particelle di fase esterna dalla fase interna, riducendo la tensione interfacciale ed il deltaG del sistema, col risultato quindi di stabilizzare termodinamicamente la sospensione. Ovviamente i tensioattivi dovranno essere opportunamente scelti tenendo conto sia della via di somministrazione (per es. tensioattivi ionici non potranno essere adoperati per sospensioni per via parenterale), sia in virtù della fase disperdente. Va inoltre ricordato che, per via parenterale, vengono scelte prevalentemente sospensioni con fase esterna acquosa e la dimensione delle particelle va mantenuta all’interno di range dimensionali definiti, proprio per scongiurare eventuali occlusioni vasali. La condizione di sicurezza viene garantita dall’utilizzo di tensioattivi non ionici o di derivazione naturale, altamente biocompatibili e in concentrazioni minime opportune, come nel caso dei poloxamer (o block copolymer) o delle lecitine. -VISCOSIZZANTI: la viscosità è un parametro che compare all’interno della Legge di Stokes, che, come abbiamo discusso, regola la velocità della sedimentazione delle particelle all’interno di un mezzo fluido e quindi, indirettamente, serve per modulare la stabilità delle sospensioni. Essendo al denominatore della relazione matematica (e moltiplicata per un fattore 18), un piccolo aumento della viscosità porta ad una grossa riduzione della velocità di sedimentazione delle particelle; ciò vuol dire che basterà fare un blando lavoro meccanico (agitazione) per portare in sospensione quelle particelle che, durante il periodo di stock o di riposo della forma di dosaggio, sono tornate in fondo al contenitore. La stabilità delle sospensioni farmaceutiche non è altro che il risultato di interazioni attrattive e repulsive tra le particelle di fase dispersa che si trovano appunto disperse all’interno della fase esterna. Proprio in virtù della tendenza a sedimentare di queste particelle, condizione che si verifica a causa della estrema differenza tra densità e dimensione tra le due fasi, questo evento fisico è inevitabile, ma ciò che si può e che si deve evitare è il caking, ovvero il risultato di una marcata interazione tra le particelle insolubili depositate a fondo che, per la loro tendenza ad interagire l’una con l’altra (si parla d’interazioni solido-solido, che già di per sé hanno un parametro d’interazione molto più elevato rispetto ad interazioni tra globuletti di fase liquida) espellono il film di fase disperdente che garantisce la ridispersibilità delle stesse in sospensione, creando un sedimento compatto al fondo del contenitore. Il fenomeno del caking è quindi un fenomeno di forte instabilità quando si parla di sospensioni farmaceutiche, perché non permette il prelievo di una quota standard e riproducibile di farmaco, dal momento che parte viene perso come sedimento non sospendibile. Importante quindi è la scelta ed il ruolo giocato dagli agenti sospendenti, quali colloidi protettori, tensioattivi e tutti

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PILLOLA – News Salute Anno 8  n.° 01 (Approfondimenti professionali per la categoria) GENNAIO 2023 a cura del collega dr. Maurizio De Stefani

PILLOLA – News Salute Anno 8  n.° 01 (Approfondimenti professionali per la categoria) GENNAIO 2023 a cura del collega dr. Maurizio De Stefani di *TUTTI i FARMACISTI*  NeTworK info-salute Gruppo per tutti i colleghi Farmacisti su Facebook   SCIENZA E SALUTE Come Riconoscere il MAL di TESTA CRONICO Il mal di testa è una condizione che abbiamo sperimentato tutti, almeno una volta nella vita, e intende qualsiasi dolore alla testa, di varia intensità e origine. In alcuni casi, però, sembra non passare, o dura per parecchio tempo e potrebbe trattarsi di mal di testa cronico. Mal di testa: quando è cronico? Il mal di testa può essere sia un sintomo, sia una malattia. La forma più diffusa di mal di testa è la cosiddetta cefalea muscolo tensiva, che si caratterizza da dolore gravativo-costrittivo persistente, e di intensità che può variare da lieve a moderata, e può manifestarsi in modo episodico o cronico. Una cefalea è cronica quando il tempo in cui è presente il dolore è maggiore del tempo libero dal dolore, ovvero quando presenta sintomi per almeno 15 giorni al mese per tre mesi successivi. Tra le cefalee di tipo tensivo cronica, menzioniamo la cefalea cronica quotidiana. La cefalea cronica quotidiana La cefalea cronica quotidiana o primaria è una condizione che persiste per 15 giorni o più al mese e per almeno 3 mesi. È importante diagnosticarla, in modo da escludere una forma di cefalea quotidiana secondaria a una patologia sottostante: v per questo, qualora ci sia il dubbio, è importante raccogliere i dati anamnestici e di esami specifici, come eventuali studi di imaging come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (MRI), esami di laboratorio, polisonnografia. Quali sono le cause del mal di testa cronico? La cronicizzazione del mal di testa avviene di solito in modo graduale nell’arco di alcuni anni, ed è particolarmente frequente nelle donne.   Può dipendere da fattori, come: abuso di farmaci sintomatici, ovvero quelli utilizzati per placare i sintomi del mal di testa. L’abuso sconvolge la cefalea stessa e ostacola la buona riuscita delle terapie profilattiche. Il problema riguarda la frequenza con cui si assume il farmaco in un determinato periodo di tempo, specie perché di solito la terapia dura per più di tre giorni la settimana; stress psicofisico; abuso di caffeina; ipertensione arteriosa non adeguatamente controllata dalla terapia; disturbi del sonno e apnee notturne; ansia e depressione; obesità; dolori cronici, come rachialgia e fibromialgia, specie se a causa di posture errate; patologie come ipotiroidismo, asma o allergie. Cosa succede se una cefalea cronica non viene curata adeguatamente? Il trattamento della cefalea cronica non è tra i più semplici, e comporta per ogni paziente un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale soggettivo (PDTA). Per questo motivo è fondamentale rivolgersi ai Centri Cefalee presenti in diverse regioni d’Italia. Se non è curata in modo adeguato, infatti, la cefalea cronica peggiora, arrivando a rovinare la qualità di vita del paziente. Quali sono gli esami per il mal di testa? Gli esami più comuni per indagare il mal di testa sono: TAC al cranio. Riproduce scansioni del cervello, creando una “mappa” delle strutture cerebrali. Risonanza Magnetica Nucleare (RMN). Permette di studiare cefalee con andamenti atipici, deficit neurologici, demenze, tumori, e di valutare la presenza di altre patologie. Polisonnografia. L’esame è adatto ai pazienti che presentano disturbi del sonno, cefalee notturne o del risveglio. Eco Color Doppler dei tronchi sovraortici. Permette di valutare lo stato della circolazione arteriosa diretta verso il cervello.   Come si cura il mal di testa cronico?   La prima cosa da fare, in ogni caso, è rivolgersi al proprio specialista di fiducia. A seconda dei casi, potrà proporre di rimuovere i fattori scatenanti che riguardano lo stile di vita – dall’alimentazione, all’irregolarità del sonno ecc. – o proporre una terapia farmacologica. Nella prevenzione dell’emicrania sono molto efficaci gli anticorpi monoclonali, una nuova categoria di farmaci in grado di bloccare una piccola proteina presente in eccesso nel cervello degli emicranici e che innesca il mal di testa con la dilatazione dei vasi sanguigni. È sufficiente una puntura al mese per ridurre del 70-80% i giorni di mal di testa al mese. La prescrizione di questi farmaci può essere effettuata solo da neurologi specialisti nelle cefalee. (Tratto da Salute, Humanitas). IL Meglio delle Pillole-News Salute a cura del collega dr. Maurizio De Stefani, fondatore di *TUTTI i FARMACISTI* il 1° Gruppo Nazionale Network di INFO-SALUTE presente su Facebook dal 2008 per tutti i colleghi farmacisti

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Carboidrati: fai la scelta giusta

Care lettrici e cari lettori, si avvicinano le feste natalizie, momento di ritrovo per stare in famiglia e con i propri cari. Di sicuro si cucineranno cose buone e ci saranno dolcetti a disposizione. Come dico sempre, questo è un periodo in cui prendere peso è facile, come è difficile smaltirlo dopo. Si può mangiare tutto, ma senza esagerare. Un semplice consiglio. Abbinate proteine ad ogni singolo pasto. Colazione compresa.   Carboidrati: fai la scelta giusta.   I carboidrati sono la nostra fonte di energia. Esistono due tipi di carboidrati: semplici e complessi. Ma qual è la differenza? I semplici, come lo zucchero ed il miele, sono di rapida assunzione ed utilizzo. I complessi, come la farina integrale ci vuole più tempo per assorbirli. Ma la differenza maggiore la fanno nel nostro sangue. I semplici innalzano subito i livelli di glicemia ed insulina, i complessi molto di meno e non danno picchi né di glicemia né di insulina. Quindi saper scegliere i carboidrati corretti è di fondamentale importanza per mantenere il nostro stato di salute e prevenire future complicazioni. Basta evitare i carboidrati semplici? Non è così facile. Tutti gli alimenti che hanno una aggiunta di zuccheri in genere non sono una scelta consigliata. Ma i carboidrati semplici si trovano anche naturalmente in molti alimenti di uso comune. Ad esempio il latte, ed i prodotti lattiero-caseari contengono lattosio. Leggete sempre le etichette. Un primo inizio è consumare pane integrale, ma anche le farine di avena, soia, kamut, orzo e segale sono una ottima scelta. Sostituite la farina bianca con quella integrale. Pasta integrale così come fette biscottate integrali. Un’altra fonte di zuccheri dannosi, ed in forma subdola, sono le bevande commerciali. Non esiste una bevanda a cui non siano addizionati zuccheri. Meglio una sana e semplice spremuta. Un’altra fonte di carboidrati complessi sono i legumi. Lo Yogurt? Ottima fonte di probiotici, proteine e carboidrati giusti. Oggi, per fortuna, sono disponibili yogurt proteici. Scegliete quelli che hanno un valore di proteine di 20 grammi o superiori.   Chi alza la glicemia e l’insulina?   Sapevate che il caffè alza l’insulina? Dopo un caffè, zuccherato o no, l’insulina si alza. Paradossalmente il caffè, tanto demonizzato, ha effetti cardiotonici e termogenici. Un trucco? Mai due caffè vicini. Un secondo caffè tre ore dopo il primo e non più di 2-3 caffè giornalmente. Tutte le bevande senza zucchero alzano la vostra glicemia. È vero che non hanno glucosio, ma hanno zuccheri differenti, che agiscono come il  saccarosio per alzare la glicemia. Il pacchetto di cracker, che mangiate come spuntino, è micidiale. Bum. Picco di insulina e dopo 2 ore avete più fame di prima. Altro che spezza fame. Anche lo stress, influenza i nostri livelli di glicemia. Quindi…. calma. Anche le bevande Sport Drink sono ricche di zuccheri. Se utilizzate durante l’attività fisica hanno una ragione, ma utilizzate solo per berle non va bene. Apportano sali minerali, ma anche una serie di zuccheri che se male utilizzati alzano la glicemia. Anche tutta una serie di farmaci sono in grado di innalzare la glicemia. Il cortisone o i corticosteroidi, usati per curare asma, artriti ed altre patologie sono in grado di innalzare la glicemia. Se sottoposti a lunghe cure di cortisone, tenere sotto controllo la glicemia, ma il vostro medico sa come fare per prevenire questi effetti negativi.   Dott. Angelo De Martino              

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PILLOLA – News Salute Anno 7  n.° 12 (Approfondimenti professionali per la categoria) DICEMBRE 2022

PILLOLA – News Salute Anno 7  n.° 12 (Approfondimenti professionali per la categoria) DICEMBRE 2022 a cura del collega dr. Maurizio De Stefani di *TUTTI i FARMACISTI*  NeTworK info-salute Gruppo per tutti i colleghi Farmacisti su Facebook   SCIENZA E SALUTE ULCERE CUTANEE: cosa sono e quali sono le CAUSE? Le ulcere cutanee sono ferite che si presentano a causa della perdita di tessuto cutaneo (superficiale o profondo) che non riesce a rigenerarsi e a guarire da solo. Possono colpire qualsiasi area della pelle, ma si verificano più spesso negli arti inferiori. Nella maggior parte dei casi (circa il 95%) dipendono da un problema di tipo vascolare.     Ulcere cutanee: quali sono?   I principali tipi di ulcere cutanee includono: ulcera da decubito o da pressione; ulcera infiammatoria (alla base ci sono altre malattie); ulcera neoplastica (tumore ulcerato); ulcera diabetica del piede; ulcera vascolare (ulcera venosa, arteriosa, mista). Ulcere cutanee: quali sono le cause? Le cause di un’ulcera cutanea possono dipendere da diversi fattori. Ulcere cutanee vascolari: si verificano quando un trauma (anche lieve) danneggia i vasi sanguigni, riducendo il flusso di sangue in una determinata zona. Ulcere da decubito o da pressione: si sviluppano quando una persona è immobile per un lungo periodo, solitamente a causa di una malattia. Ulcere diabetiche: si presentano quando i nervi sono danneggiati a causa del diabete, causando anche una diminuzione del flusso sanguigno e dell’ossigenazione dei tessuti. Ulcere infiammatorie: sono provocate da altre malattie che infiammano i vasi sanguigni, come l’artrite reumatoide o le vasculiti. Ulcere neoplastiche: si manifestano quando è presente un tumore della pelle. Ulcere cutanee: i sintomi I sintomi principali delle ulcere cutanee sono: dolore sulla zona; esposizione degli strati profondi dell’epitelio; infiammazione; arrossamento e irritazione; gonfiore; sanguinamento. Ulcere cutanee: quali esami fare per la diagnosi? Per la diagnosi di ulcere cutanee ci si riferisce principalmente agli esami: ecocolor doppler, arteriografia, flebografia; esami del sangue per valutare la glicemia e le proteine. Ulcere cutanee: è possibile prevenirle? Certo, è importante adottare una serie di abitudini che aiutino a migliorare la circolazione nelle gambe, come: perdere peso in caso di sovrappeso; avere un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura; bere molta acqua; smettere di fumare; fare esercizio fisico in modo regolare; evitare o diminuire gli alcolici; mantenere la cute sempre idratata. Ulcere cutanee: chi è a rischio? L’età, una ridotta mobilità, la presenza di altre malattie infiammatorie o il diabete sono tutte condizioni in cui i vasi sanguigni soffrono e non arriva abbastanza ossigeno ai tessuti. Queste situazioni rendono i soggetti a rischio di non guarire dalle ulcere cutanee. Ulcere cutanee: come trattarle Se una ferita non guarisce, è consigliabile consultare un dermatologo per capirne il motivo. Attraverso un’anamnesi accurata e una valutazione dell’ulcera, eventualmente seguita da un prelievo di tessuto, lo specialista può indirizzare il paziente verso il percorso terapeutico più appropriato. Le malattie che hanno causato l’ulcera cutanea devono essere trattate e si devono usare medicazioni appropriate per stimolare la guarigione dei tessuti. L’ulcera evolve continuamente e va monitorata periodicamente per scegliere il trattamento più appropriato, come la rimozione dei tessuti non più vitali o la cura di un’eventuale infezione. Il rischio maggiore è che la ferita possa infettarsi, causando un’infezione che interessa l’intero organismo (setticemia).   Tuttavia, l’ulcera può anche indicare la presenza di un problema non ancora diagnosticato.       L’analisi da parte di un dermatologo è indispensabile per definire il problema e prendere le decisioni terapeutiche più appropriate, mediche o chirurgiche. (Tratto da Salute, Humanitas). IL Meglio delle Pillole-News Salute a cura del collega dr. Maurizio De Stefani, fondatore di *TUTTI i FARMACISTI* il 1° Gruppo Nazionale Network di INFO-SALUTE presente su Facebook dal 2008 per tutti i colleghi farmacisti  

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valeriana – melissa – passiflora . Tecnica di preparazione galenica

Capsule. Composizione Una capsula contiene: Valeriana estratto secco mg50 Melissa estratto secco mg 150 Passiflora estratto secco mg100 Eccipiente q.b. Preparazione Si mescolano gli estratti sino ad ottenere una polvere omogenea. Eventualmente si setaccia e si aggiunge mescolando accuratamente, la miscela di eccipienti in quantità tale da raggiungere il riempimento delle caspule. Tecnica di preparazione La mescolanza viene effettuta in un contenitore a tenuta che viene ruotato o agitato; è da evitare l’impiego del pestello per impedire la formazione di agglomerati. Gli eccipienti consigliati : Silice colloidale anidra , Magnesio stearato sono agenti di scorrimento e lubrificanti. Tipo di capsule opercolate da utilizzare possono essere della misura zero della capacità di circa 0,70ml. Commento farmacologico Il preparato è indicato negli stati di difficoltà di addormentamento, in caso di disturbi di origine dispeptica. Da 1 a 3 capsule al giorno; anche due insieme prima di coricarsi. Nota di legislazione farmaceutica Questo tipo di preparato non richiede ricetta medica.   Dott.ssa Antonietta Spagna

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CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN COMUNICAZIONE SANITARIA

Il corso di perfezionamento in comunicazione sanitaria dell’università telematica UniCusano fornisce gli strumenti adatti per la formazione del moderno divulgatore scientifico al fine di garantire una solida preparazione in tema di comunicazione tra gli operatori sanitari e nelle strutture pubbliche e private del SSN, nella formazione di figure professionali che si occupano di garantire un’ efficace e moderna gestione delle campagne pubblicitarie e di educazione sanitaria, nella diagnosi e prevenzione delle patologie sociali, nella comunicazione interna ed esterna di aziende sociosanitarie e farmaceutiche, nella comunicazione interna ed esterna delle varie associazioni no-profit a carattere medico-sociale, nella ricerca scientifica, nel management della comunicazione scientifica, nella comunicazione in RSA e nelle strutture ospedaliere . Tale corso garantisce un’adeguata preparazione accademica aperta ai professionisti delle scienze della comunicazione che vogliono approfondire temi medico-scientifici ma anche a tutti gli operatori sanitari che desiderano acquisire nozioni nella moderna comunicazione. Le discipline trattate approfondiscono i temi della comunicazione scientifica, delle scienze umane in medicina fino ad arrivare alle politiche sociali ed al diritto sanitario. Lo studente che avrà portato a termine gli studi può, a pieno diritto, svolgere la professione del moderno divulgatore sanitario .      https://www.upainucformazione.it/corsi-universitari.html Per informazioni e iscrizioni scrivere a : info@upainuformazione.it Oppure chiamare : 3469860092 ; 3317212974

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UNA VALUTAZIONE POSTURALE GLOBALE

Mi occupo di salute e benessere femminile da più di 25 anni, stimolata a farlo dalle donne che ho incontrato nella mia attività professionale. Arrivavano in studio per un mal di schiena e ben presto mi confidavano problemi che riguardavano la sfera intima: incontinenza post partum, secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali, calo della libido in menopausa e dubbi sulla normalità dell’anatomia della vulva. Di anni ne sono passati, ma ciò che vedo ancora oggi è l’assenza di informazioni riguardo tutto ciò che riguarda la sessualità femminile, se ne parla poco e quel poco è farcito, ancora troppo, di stereotipi. Ci sono delle fasi di passaggio della vita della donna, a causa della sua complessità e variabilità ormonale, che possono trasformarsi in momenti di criticità. “Dottoressa, non riesco a fare più una vita normale, neanche a prendere in braccio mia figlia. La schiena mi fa sempre male. Nessuno capisce cosa ho”. Avete mai sentito parlare di diastasi dei retti dell’addome? Durante la gravidanza l’utero deve farsi spazio e per questo i muscoli retti dell’addome devono distanziarsi. E’un processo fisiologico che deve correggersi entro, otto/dodici mesi dal parto. A volte questo non succede e la colonna perde uno dei suoi primari appoggi: la cintura addominale. Per non parlare dell’incontinenza post partum dovuta proprio alla diastasi che da fisiologica si può trasformare in patologia se non viene diagnosticata e curata tramite una serie di esercizi di ginnastica ipopressiva. Da fisioterapista e osteopata, reputo necessario, prima di ogni proposta terapeutica, sottoporre la paziente un’attenta valutazione posturale, globale per poi passare localmente ai tessuti: fascia, articolazioni, sistema viscerale e vitalità (innervazione e vascolarizzazione). Spesso la causa del mal di schiena non è nella zona sintomatologica.  Le articolazioni sacroiliache, il sacro, il coccige e la sinfisi pubica sono le strutture più sollecitate dal parto ed è fondamentale controllare che siano tornati nelle loro posizioni fisiologiche.  Durante la gravidanza il corpo della donna è stato sbilanciato in avanti portando il bacino in iperlordosi: lo psoas, il quadrato dei lombi, i paravertebrali hanno subito una tensione importante, così come i legamenti utero sacrali. E’ necessario che chi si occupa di cura abbia una visione olistica, che guardi all’intero organismo per poi passare al particolare, capacità di ascolto e empatia.  Dott.ssa Cristina Bernard – Osteopata e Fisioterapista

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La Macchina brucia grassi perfetta che vorresti essere

La Macchina brucia grassi perfetta che vorresti essere   Come sarebbe se il tuo corpo che ora senti appesantito, tornasse ad essere come una macchina brucia grassi, con il metabolismo così attivo che sembra quello di una bambina?Hai provato varie diete, hai fatto ore di palestra, hai consultato dietologi, preso integratori, fatto meditazione eppure, anche se si smuove qualcosa, torni al punto di partenza. Il segreto non sta in queste azioni, bensì avere una nuova consapevolezza di te e una nuova immagine vincente. Parti da una depurazione, necessaria per pulire il fegato e l’intestino dalle tossine che ti bloccano i meccanismi, certo alimentazione corretta, sana e ricca di nutrienti è il primo passo giusto. Non basta. Si, lo sai che non basta perché lo hai già sperimentato. Sai che quello che deve cambiare è l’approccio al cibo, è come ti senti quando non riesci a tenere lo stile alimentare corretto, quando ti assale il senso di colpa,  quando prevale la bassa autostima perché non sei riuscita a stare nel quadretto che ti eri fatta con tanto di dosi, prodotti dietetici e magari rigide porzioni. Si è questo che deve cambiare prima di tutto. Lo strumento più semplice ed efficace è l’uso del Respiro. Si, dirai cara lettrice, cosa c’è di diverso da alcune tecniche dello yoga o del rilassamento che usano anche il Respiro? Ebbene parliamo del Respiro T7 in funzione termogenica. Ri-attivare il metabolismo usando il respiro è la soluzione che può essere così facilmente a portata di mano. Passi ad una naturale depurazione che avviene grazie all’ossigenazione dei tessuti e ad un movimento facilmente accessibile sia nell’esecuzione che nei tempi (bastano 10 minuti al giorno). Con facilità si scioglie anche il senso di colpa (oltre al grasso in eccesso) e gli altri meccanismi che mettevi in atto inconsapevolmente e che ti hanno bloccato nel sovrappeso. Grande successo con questo metodo che partendo dal Respiro ti riconnette con la parte più autentica di te stessa, in un allineamento di mente-corpo-spirito. Prendi la decisione giusta e  sgancia il peso emotivo del passato dai chili in più per essere più leggero per sempre, agisci sul piano mentale ed emotivo e poi passi alle azioni da fare per il piano fisico, per il regime alimentare e l’attività fisica che meglio si adatta a te. Ti va? Chiedi info qui: promo speciale per te lettrice. Dr.ssa ELVIRA PARACINI Life style  coach, Analogista, Istruttore Training Autogeno Giornalista  pubblicista.  mail elvi.par@gmail.com    

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La Rubrica del Farmacista : LA BORRAGINE

La Rubrica del Farmacista LA BORRAGINE a cura di Filippo d’Alfonso Farmacista, Presidente di AFD Associazione dei Farmacisti Divulgatori e specializzato in Comunicazione Scientifica Biomedica   La Borago officinalis è una pianta erbacea diffusa in gran parte dell’Europa e dell’America settentrionale e centrale. Sono caratteristici i fiori, di colore blu-viola, con cinque petali disposti a stella. Le foglie e le corolle sono impiegate in cucina per la preparazione di frittelle e zuppe. L’uso alimentare della borragine allo stato crudo è sconsigliato, per la presenza di alcaloidi pirrolizidinici epatossici. Dai semi di Borragine si estrae un olio giallo chiaro, privo di particolare sapore e la cui assunzione non presenta alcun tipo di controindicazione. Ha un elevato contenuto (circa il 20%) di acido γ-linolenico, acido grasso polinsaturo della serie ω-6. E’ inoltre presente l’acido α-linolenico della serie ω-31. L’olio, in forma di perle, è un ottimo integratore di GLA, che, come è noto, viene prodotto dall’organismo solo a partire da precursori introdotti con la dieta. Il GLA, introdotto con la dieta, viene trasformato in acido diomogammalinolenico, che è incorporato nei trigliceridi e impiegato per la sintesi di prostaglandine e leucotrieni, in seguito ad uno stimolo infiammatorio. Tali composti avranno attività farmacologica diversa da quella di PG e LT prodotti da altri acidi grassi e agiranno da modulatori di diverse funzioni biologiche. L’olio di Borragine ha mostrato efficacia terapeutica nel trattamento di artrite reumatoide e altre artropatie. L’azione antiipertensiva e la capacità di ridurre l’aggregazione piastrinica e la proliferazione di cellule muscolari lisce e di macrofagi nella parete arteriosa hanno suggerito un possibile effetto antiaterosclerotico. L’olio di Borragine risulta possedere proprietà benefiche su molteplici affezioni della cute. Di qui l’impiego  in problematiche cutanee quali la dermatite seborroica, psoriasi e dermatite atopica sia per via orale sia per via transdermica. Possiede proprietà emollienti, decongestionanti e di regolazione cellulare. La somministrazione per 12 settimane di olio di Borragine ad un gruppo di donne ha determinato rispetto al controllo una riduzione di rossori, rugosità e di evaporazione trans epidermica. Un’altra sperimentazione clinica ha coinvolto pazienti anziani di età media 68 anni, ai quali sono state somministrate perle di olio di borragine per due mesi. Si è riscontrato un notevole miglioramento della finzione di barriera cutanea, una riduzione della secchezza. Il GLA si è dimostrato efficace anche come trattamento complementare dell’acne vulgaris.    

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La Rubrica del Dentista : COME OTTENERE DENTI BIANCHI E SANI – Il detto SORRIDI CHE LA VITA TI SORRIDE è sicuramente veritiero

La Rubrica del Dentista COME OTTENERE DENTI BIANCHI E SANI Il detto SORRIDI CHE LA VITA TI SORRIDE è sicuramente veritiero, in quanto è dimostrato da diversi studi che un bel sorriso influisce sull’estetica del nostro viso per il 60%, rendendoci più attraenti agli occhi di chi ci è vicino e migliorando i nostri rapporti interpersonali. Dobbiamo tenerlo vivido in mente quando pensiamo ai nostri denti e alla nostra bocca. Placca e tartaro inizialmente si depositano sui nostri denti al livello della gengiva causando da subito un danno allo smalto dentale, con il passare del tempo oltre alla formazione di carie e ad alitosi, il tartaro si estende sotto gengiva causando da subito un danno al “terreno” che sostiene i nostri denti con conseguente infiammazione, sanguinamento e retrazione gengivale ed ossea, fino a giungere alla perdita dei denti. Spiego sempre ai miei pazienti l’importanza di una corretta igiene dentale quotidiana, con il rispetto delle 3 regole fondamentali: Lavarsi i denti dopo i tre pasti principali Passarsi il filo interdentale dopo essersi lavati i denti Eseguire i primi due punti nel modo corretto Inoltre è essenziale, per mantenere la salute dei denti e gengive, fare almeno OGNI 6 MESI una seduta di igiene orale professionale. Con l’igiene orale il dentista provvederà anche alla rimozione delle macchie più profonde, riportando il vostro sorriso ad un bianco naturale. Ma se desiderate dei DENTI BIANCHI ed un SORRISO LUMINOSO che donerà luce al vostro viso, allora il consiglio che posso dare è quello di eseguire un trattamento di sbiancamento dentale. Esistono diverse metodiche da quelle più soft a quelle più strong, tutte più che sicure ed affidabili. Personalmente consiglio un trattamento d’intensità intermedia con il quale già dalla prima seduta si ottengono ottimi risultati per il paziente. Consiglio questo sistema di sbiancamento dentale in virtù dei suoi numerosi vantaggi tra cui: Non danneggia lo smalto dei denti ne compromette lavori dentali esistenti Non comporta infiammazione gengivale e ipersensibilità dentale Puoi mantenere un risultato duraturo nel tempo in modo semplice Dott. Simone Sasso Odontoiatra – Chirurgia implantare

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