Cancro al seno : quali sono i fattori che incidono maggiormente ?

Cancro al seno: quali sono i fattori che incidono maggiormente?

Quando si parla di “salute al femminile”, è difficile, se non inevitabile, pensare oltre che alla prevenzione del cancro al collo dell’utero, al “cancro al seno” o “tumore della mammella”, la cui incidenza aumenta di anno in anno, colpendo sempre più donne in età prima risparmiate.

Ricerche attuali, indicano che i fattori genetici ereditari sono responsabili solo del 5% dei casi, mentre maggiori evidenze scientifiche chiamano in causa sostanze inquinanti presenti nell’ambiente (falde idriche), il nostro stile di vita e tutti i prodotti di consumo quotidiano diffusi in case, scuole e uffici.

Esistono quindi fattori di rischio accertati che possono aumentare le probabilità in una donna di sviluppare la malattia, tuttavia la presenza di uno o di più di questi fattori non significa necessariamente che la donna in questione debba ammalarsi di cancro al seno!

Uno dei fattori di rischio più documentati è sicuramente l’esposizione complessiva a estrogeni nel corso della vita. Essi, pur essendo fisiologicamente prodotti dalla donna (nelle ovaie), ed essenziali per lo sviluppo del seno, svolgono paradossalmente, un ruolo nello sviluppo della patologia, in quanto stimolano e favoriscono la proliferazione delle cellule neoplastiche.

In maniera molto pratica, la concretezza di sviluppare il cancro è direttamente proporzionale alla durata di esposizione del tessuto mammario a estrogeni circolanti, quindi, più il ciclo mestruale compare precocente, o la menopausa tarda oltre la media, più il rischio è alto!

Inoltre, sempre a livello informativo, il rischio di cancro al seno, è proporzionale al numero di cicli mestruali che ha una donna nel corso della sua vita, pensate un po’!

Per le donne con menarca precoce, il rischio aumenta del 5% per ogni tipo di anticipo, mentre in caso di menopausa ritardata, il rischio aumenta di 3% all’anno. Analogamente, anche il numero di gravidanze diminuisce l’esposizione complessiva della donna agli estrogeni endogeni e riduce il rischio di sviluppare cancro.

Si ritiene che ogni gravidanza riduca di un 7% il rischio di cancro al seno, in quanto nel corso della gravidanza le ovaie non producono estrogeni. Questo potrebbe essere una delle cause dell’incremento di incidenza nelle società occidentali, nelle quali le donne hanno meno figli (e in più tarda età), o non ne hanno affatto.

Le ricerche indicano che anche l’allattamento al seno riduce i rischi di cancro e che ad un prolungamento del periodo di allattamento, corrisponde una riduzione proporzionale del rischio, con un 4,3% di diminuzione ogni 12 mesi di allattamento. Le ragioni non sono ancora del tutto note, ma gli scienziati pensano che l’allattamento al seno possa modificare le cellule mammarie, riducendo la loro tendenza alla trasformazione in senso neoplastico.

 

Cosa incide così tanto sulla probabilità di sviluppo del cancro al seno?

Sicuramente estrogeni contenuti nella pillola e nelle terapie ormonali sostitutive (TOS)

E’stato dimostrato infatti, che la pillola anticoncezionale, contenente ormoni femminili, accresce i rischi di sviluppo in maniera significativa. Il rischio diminuisce lentamente per cessare del tutto nel giro di 10anni.  E’ quindi molto importante che la donna possa prendere in esame con il proprio medico tutte le opzioni prima di iniziare una TOS, valutando la gravità dei sintomi a fronte dei possibili effetti collaterali. Negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, ad esempio, le cifre indicano che l’incidenza del cancro al seno è leggermente diminuita negli ultimi anni e questo dato e stato messo in correlazione con la drastica riduzione del numero di donne a cui è stata prescritta la TOS.

L’ormai ben documentata correlazione tra esposizione totale della donna ai propri stessi estrogeni e agli estrogeni contenuti nei prodotti farmaceutici e rischio di cancro al seno, induce fortemente a sospettare che anche l’esposizione costante a sostanze chimiche di sintesi dotate di attività estrogeno- mimetica, possa citare un ruolo analogo.

I fattori ambientali sono considerati responsabili invece di quella frazione di casi in costante aumento che non trova spiegazione nei fattori noti o accertati.

Un’ulteriore prova dell’influenza dell’ambiente sulla probabilità di sviluppare la patologia, è stata data da una ricerca condotta su donne giapponesi (che tradizionalmente hanno un’incidenza molto più bassa rispetto alle occidentali) emigrate negli Usa.

Nel giro di una o due generazioni, l’incidenza di cancro nelle discendenti, è aumentato raggiungendo livelli di incidenza analoghi a quelli delle donne statunitensi!

Quindi oltre all’ereditarietà e ai fattori ambientali, chiamati in causa sono anche le sostanze con attività endocrino-mimetica.

La nostra dipendenza dalle molecole chimiche di sintesi è aumentata in modo drammatico negli ultimi 50 anni! Purtroppo sono poche quelle adeguatamente testate sotto il profilo della sicurezza e della tossicità! Particolare preoccupazione destano infatti le molecole chimiche, in grado di indurre nei test di laboratorio una trasformazione neoplastica del tessuto mammario “carcinogeni” e le sostanze chimiche con attività estrogeno-mimetica.

Queste ultime appartengono a un gruppo di sostanze chiamate “interferenti ormonali” o “distruttori endocrini” che ci raggiungono mediante ciò che respiriamo, mangiamo e beviamo.

Ecco un elenco di quelle più incriminate:

  • DDT o metaboliti, che benchè banditi in Europa, si trovano ancora nella catena alimentare, che rappresenta la principale via di esposizione.
  • PCB o policloro-bifenili, usati nei condensatori o nei trasformatori, e in molti materiali per l’edilizia. La produzione è ormai cessata in Europa, ma trattandosi di materiali altamente persistenti, l’esposizione è continuativa attraverso il cibo.
  • Diossine, ovvero molecole chimiche di scarto rilasciate dalla combustione di carbone, olio e materiali clorurati che vengono prodotte da inceneritori, cartiere e fabbriche (industrie metallurgiche).
  • Bisfenolo-A o BPA, usato nella plastica e nelle resine per la produzione di contenitori di acqua, rivestimenti per lattine in alluminio, rivestimenti per cibi e bevande, stoviglie e posate, sigillanti dentali e biberon (dal 2011 vietato sui prodotti di prima infanzia).
  • Parabeni, conservanti e antiossidanti usati negli articoli da toilette e nei cosmetici, come ad esempio nei deodoranti per ascelle (SLS e SLES).
  • Filtri Anti-UV, come il benzofenone o il 4-MBC, contenuti in creme solari e quindi assorbiti per via transcutanea.
  • Alchilfenoli, tra cui NP (nonilfenolo) il cui utilizzo è oggi regolamentato, e OP (octilfenolo). Si trovano in sostanze plastiche come vernici per pareti, articoli per l’industria tessile e possono essere assorbiti per inalazione, attraverso cibi o assorbimento transcutaneo (vestiti).
  • DES, somministrato alle donne negli anni 50-60 come farmaco per prevenire l’aborto. Esso non risultò efficace, ma si dimostrò in grado di raddoppiare il rischio di cancro nelle figlie delle donne a cui era stato somministrato. Questo dimostra come un ormone, se presente nel momento sbagliato (in questo caso durante lo sviluppo di un feto femmina), possa causare problemi in età adulta.

 

Cosa può succedere se le molecole endocrino-mimetiche, a cui sono esposte le donne durante la gravidanza esercitano effetti consimili sul feto?

Purtroppo i primi studi sul nesso tra molecole chimiche di sintesi e cancro al seno non prendevano in considerazione le esposizioni multiple in periodi critici della vita femminile!

La ricerca più recente ha invece messo in rilievo due fattori critici reali:

– Effetto cocktail: dovuto al mix di sostanze chimiche con azione estrogeno-mimetica a cui siamo esposti.

– Effetto Timing: dovuto alle fasi critiche dello sviluppo in cui avviene l’esposizione, dal periodo embrio-fetale alla pubertà.

Tutti questi studi dimostrano come sia importante studiare l’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente in grado di provocare cancro durante i periodi critici, anche diversi decenni prima dell’insorgere della neoplasia. Solo in questo modo gli scienziati saranno forse in grado di individuare le specifiche sostanze chimiche implicate nella genesi del cancro al seno!

Le donne possono comunque fare alcune scelte concernenti il loro stile di vita, (come ridurre l’uso di alcol), ma non possono esercitare alcun controllo su molti fattori di rischio accertati come il ritardo della menopausa. Per questo motivo esistono poche strategie validate per la riduzione dell’esposizione a sostanze chimiche.

Ognuna di noi può allora scegliere di limitare l’uso di prodotti chimici per la casa, di evitare le pellicole di plastica per avvolgere alimenti, prodotti per bricolage e cosmetici. Si potrebbe tentare di ridurre l’assunzione di pesticidi consumando frutta e verdura biologiche a km0, anche se la scelta di maggiore portata dovrebbe essere fatta a monte dai decisori della “salute pubblica” per incidere nei settori di produzione e di vita, con leggi e controlli, con politiche di sviluppo sostenibili, con servizi di educazione e prevenzione primaria.

Dott.ssa De Donno Silvia

 

Bibliografia

https://www.fondazioneveronesi.it 

 

https://www.airc.it 

 

https://www.komen.it

 

www.salute.gov.it