Il dolore , le piante ed i rimedi naturali che ci aiutano a sconfiggerlo
Dott. PierGiulio Rossini
Che cosa è il dolore?
Per descrivere cosa è il dolore mi affido alle parole di un grande scrittore, che, purtroppo, è ormai scomparso:
La definizione più corrente dice che è il contrario del piacere. Dipende da molti fattori: anche dall’educazione, e perfino dallo stato sociale. In Cina mi hanno spiegato che l’agopuntura, come anestetico, funziona più con un contadino che con un intellettuale. Conta anche l’emotività: che è cresciuta con lo sviluppo del cervello. Pare che il nostro antichissimo antenato, l’uomo di Neanderthal, fosse un testone pressoché insensibile. C’è perfino una scala per misurarne l’intensità: da 1 a 5; il disturbo più leggero è l’emicrania, il più forte l’infiammazione del trigemino.
Il poeta americano, E.Lee Masters, ha scritto: ”Questo è il dolore della vita: che per essere felici bisogna essere in due”. E siamo all’interpretazione sentimentale, e si ritorna alle emozioni, a quegli stimoli che passano attraverso la mente, perche, diceva un grande clinico, Antonio Gasbarrini, che fu medico di due Papi, la persona è corpo e anima.
C’è il bimbo che piange perché ha consumato la matita azzurra e non può colorare il cielo del suo disegno; ma ho visto a Mogadiscio una fila di bambini che aspettavano immobili seduti per terra, una pappetta distribuita dai volontari, senza fare un gesto, senza una lacrima.
Da noi il simbolo del lutto è il nero, in Oriente è il bianco: i grani del rosario coi quali pregano i bonzi sono più grossi di quelli delle pellegrine inginocchiate davanti alla Madonna di Pompei. Noi mettiamo corone di fiori sulle bare; vidi una donna che spargeva petali sulle acque del Gange in memoria di qualcuno che non c’è più.
La grande sofferenza per un prete, ha scritto Bernandos (a), è la solitudine; a Sarajevo ho conosciuto una bella signora che gli infermieri portavano a passeggiare, impazzita perché l’avevano violentata in tanti, e il marito non l’accettava più.
In Vietnam ho conosciuto il capo dei sacerdoti buddisti: si davano fuoco, per protesta contro la guerra, senza emettere un grido. Mi spiegò con indignazione che non erano drogati ma li sorreggeva la fede.
Ci sono almeno, li hanno contati, duecento aggettivi per descrivere il dolore: straziante, lieve, amaro, sincero, ho conosciuto quello innocente. Inconsolabile, credo è quello dei padri e delle mamme che hanno perduto un figlio.
A Buenos Aires andai a trovare le “madri di Plaza de Mayo” ascoltai storie di ragazzi e di bambini portati via in una notte e mai più ritornati. I generali dissero poi che tremila “desaparecidos” erano morti ed era inutile che quelle donne continuassero a sfilare davanti alla Casa Rosada con i loro fazzoletti candidi che nascondevano capelli dagli spenti colori e sottolineavano faccie segnate dalla fatica di vivere. Un comunicato li seppelliva per sempre.
(a) dall’omonimo romanzo di Georges Bernanos Il diario di un curato di campagna
Il primo bambino ucciso dall’AIDS, in Italia, si chiamava Gianluca: aveva due anni e otto mesi. Lo hanno messo in una cassa bianca e sua madre, Antonia ha detto“ ha smesso di soffrire”. Ho conosciuto Antonia, una ribelle sconfitta, che voleva bene al suo uomo, e che è finita ladra, spacciatrice, prostituta, drogata, sieropositiva, perché a sedici anni desiderava la sua parte di felicità. Non so più niente di lei. Ma ho visto i piccoli ricoverati al San Matteo di Pavia, prigionieri in una stanzetta, condannati senza peccati in attesa della fine. Non sapranno mai che cos’è una corsa nel vento. (1)
Enzo Biagi
La Terapia del dolore
Il dolore è un esperienza del tutto soggettiva e tende a fornire un interpretazione, una evidenziazione sintomatologica, di un danno tissutale in corso o incombente. Il dolore provocato da uno stimolo esterno suscita una serie di riflessi e di reazioni di evitamento e risulta pertanto utile in quanto rappresenta il segnale della presenza di uno stimolo lesivo. Il dolore prodotto da uno stimolo endogeno è espressione di una sottostante patologia e può essere così intenso e persistente da provocare paura ed ansia: poiché le componenti della percezione dolorosa sono, nell’uomo, molto numerose ed importanti, il trattamento della reazione ansiosa può essere di per sé un mezzo utile per il sollievo del dolore stesso. (2)
La dilatazione vasale e l’aumento della permeabilità spiegano il calore, il rossore e l’edema, segni caratteristici dell’infiammazione acuta. Il dolore è in parte dovuto alla liberazione di sostanze organiche che stimolano le terminazioni nervose ed in parte alla pressione esercitata sulle stesse terminazioni dall’essudato infiammatorio, specialmente se lo spazio nel quale esso si può espandere è limitato. Infatti tutti i mediatori chimici responsabili delle modificazioni vascolari – l’istamina, la seritonina, le chinine e le prostaglandine – possono causare dolore. Le chinine sono particolarmente efficaci mentre il rilascio di istamina può comportare unicamente il prurito, ad esempio nell’orticaria. Le prostaglandine agiscono abbassando la soglia di risposta ad altre sostanze che inducono dolore. Altre sostanzae chimiche liberate da stimoli nervosi o dalla lesione cellulare, ad esempio l’acetilcolina o gli ioni potassio, possono anch’essi esercitare un azione dolorifica. (3)
Il dolore, quale espressione di certe patologie, può essere rimosso con una terapia specifica tesa alla correzione della causa sottostante: il dolore dell’ulcera peptica, ad esempio, può essere alleviato da un antiacido e quello dell’angina pectoris dalla nitroglicerina. Si tratta di farmaci utili per il recupero del paziente dal suo stato di sofferenza, che possono essere assunti anche contemporaneamente ad altre misure correttive della causa del dolore oppure mentre l’organismo procede spontaneamente al ripristino delle sue normali funzioni. E’ evidente tuttavia che l’uso indiscriminato di farmaci che sopprimono la sensazione del dolore può risultare pericoloso, in quanto il miglioramento delle condizioni soggettive che essi procurano può trattenere il paziente dal ricorso a un trattamento specifico della malattia responsabile dell’alterazione in corso. (2)
Tante sono le piante che ci aiutano a sconfiggere od a ridurre il dolore in molte delle sue forme, dall’oppio utilizzato da parte dell’uomo da millenni, noto con tutta probabilità sin dall’epoca del neolitico. In Egitto l’oppio si ritrova citato nel papiro di Ebers con il nome di sheemm, ed anche i persiani, venuti a contatto con i popoli della Mesopotamia dovettero conoscerlo, più tardi lo ritroviamo nella triaca, medicinale per tutti i malanni.
Quando si tratta di rimedi erboristici, molti di noi sanno dei benefici delle echinacea come antibiotico, della corteccia di salice come antidolorifico e dell’aloe come anestetico topico e trattamento per problemi di pelle. Ma questa è solo una conoscenza generale, se paragonata a quella profonda degli sciamani nativi americani. Costoro svilupparono una ruota molto simile al concetto di yin/yang della medicina asiatica. L’uso di rimedi erboristici ed altre forme alternative di trattamento era medicina d’avanguardia nei loro tempi. Si trattava di un approccio olistico nel trattamento medico, che si basava in larga misura sulle piante, visti i loro speciali benefici. Nel seguito una lista di piante indigene, di alberi, frutti e fiori specifici del Nord America che hanno benefici sorprendenti così come definiti dalle tribù native americane. Se e quando i tempi si fanno difficili, può essere buona cosa tenere in mente queste antiche cure. Sono anche buone per le necessità quotidiane, considerata l’alta efficacia di alcuni di loro. Il tè di liquirizia per esempio è ottimo per il mal di gola. È anche interessante che molte di queste cure naturali siano ancora in uso oggi giorno, tra queste la cera d’api, il polline, la camomilla. Tutto ciò dimostra come si siano divulgati nei secoli, i benefici della saggezza. È difficile sapere come i Nativi Americani determinassero quali piante potevano avere proprietà medicinali; probabilmente uno degli approcci da loro usati era fare la prova e imparare dall’errore. Si pensa anche che osservassero gli animali malati, quando mangiavano certe piante e determinassero così che quelle piante dovevano avere una certa proprietà che valeva la pena indagare. Da allora, gli studi scientifici hanno verificato il valore medicinale di molte piante. Infatti la comune aspirina deriva dalla salicina, una sostanza chimica contenuta nella corteccia interna del salice, che veniva usata in tempi antichi per la febbre e dolore.
Queste medicine venivano di solito somministrate come tisane o impacchi sia ingeriti che applicati esternamente. A volte si mangiavano le piante come cibo o venivano aggiunte all’acqua o al cibo. In alcuni casi veniva applicata una poltiglia o unguento, sulle ferite aperte. (4)
Secondo la visione erboristica tradizionale, il dolore è lo specchio di qualcosa che il corpo cerca di espellere e l’azione delle piante deve volgere a questo piuttosto che mirare unicamente alla soppressione del sintomo. In tal senso un grande aiuto arriva da tutte le droghe che possiedono proprietà riscaldanti.
Contro il dolore articolare, la pianta più impiegata in erboristeria è l’artiglio del diavolo.(5) Esso è ricco di arpagosidi che conferiscono alla droga un valido potere antidolorifico. Stesse sostanze sono contenute anche dall’eufrasia anche se in quantità molto inferiore. L’artiglio del diavolo dà ottimi risultati in tutte le forme di dolore osteoarticolare ma anche sul mal di testa quando questo è di origine cervicale. L’eufrasia invece viene utilizzata per confezionare colliri antinfiammatori per gli occhi.
L’incenso (la boswelia), una pianta antichissima conosciuta ai più principalmente per il suo ruolo nelle cerimonie religiose, è un ottimo rimedio soprattutto nel caso di dolori provocati da malattie autoimmuni come artriti reumatoidi. La varietà più utilizzata è la boswelia serrata, una droga di derivazione indiana. Attenzione però: l’incenso però non può essere utilizzato come rimedio d’emergenza, la sua assunzione deve essere inquadrata all’interno di una cura prolungata nel tempo. La droga infatti riduce l’incidenza e l’intensità degli attacchi ma la sua assunzione deve essere continuativa e regolare. Dell’incenso si utilizzano le tisane, le tinture madri e gli estratti secchi.(6)
Bibliografia
- Il Dolore un segnale da capire AA VV ,Istituto geografico De Agostini Novara 1995
- Farmacologia W.C. Bowman, M.J. Rand, E.M.S.I. Roma 1985
- Patologia Generale W.G. Spector, Edi. Ermes Milano 1979
- L’universo degli Indiani d’America Cosmologia, vita quotidiana e sopravvivenza dei popoli delle grandi pianure Enrico Comba, Dario Seglie ,Marco Valerio Editore, Torino 2011
- A medicinal herb-based natural health product improves the condition of a canine natural osteoarthritis model: a randomized placebo-controlled trial. .Moreau M1, Lussier B1, Pelletier JP2, Martel-Pelletier J2, Bédard C3, Gauvin D1, Troncy E4. Res Vet Sci. 2014 Dec;97(3):574-81. doi: 10.1016/j.rvsc.2014.09.011. Epub 2014 Sep 28
- Boswellia serrata, a potential antiinflammatory agent: an overview.Indian J Pharm Sci. 2011 May;73(3):255-61. doi: 10.4103/0250-474X.93507.