IL RAFANO e gli isotiocianati

IL RAFANO e gli isotiocianati. IL SOLFORAFANO un promotore di farmaci chemioterapici
Il Rafano il cui nome scientifico è Armoracia rusticana è comunemente conosciuto con il nome di Cren o Barbaforte.

E’ una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Cruciferae, così chiamata per la forma a croce dei fiori che essa raggruppa.

E’ una famiglia vastissima con più di 300 specie, tutte di grande importanza salutistica e nutrizionale dovute ai tanti fitocomplessi che contengono.
La pianta di rafano la troviamo nelle zone incolte, nei fossati, ai margini dei campi o terreni agricoli. Tale pianta possiede radici molto grandi, carnose e fittonanti, completamente bianche all’interno.

E’ proprio la radice la parte più preziosa della pianta e quella dunque che si usa più comunemente.

Da una prima analisi olfattiva , la radice ha un odore debole che diviene pungente quando la si schiaccia , taglia o grattugia in quanto essa libera un’essenza piccantissima che può provocare irritazione delle mucose e lacrimazione .

Il suo sapore è molto piccante e spesso viene usata come aromatizzante di molti piatti gastronomici oppure come curativo.

Ed è proprio di quest’ultimo aspetto che in questo articolo tratteremo.

La grande radice del rafano possiede , in 100 grammi:

95,3 g di acqua

2,6 g di carboidrati

1,1 g di proteine

0,1 g di grassi

1,4 g di fibra

Tra i minerali contenuti vi è il calcio, fosforo, potassio, ferro e vitamine quali la vitamina C, la Niacina, ac. pantotenico, la vit. B6, riboflavina, tiamina, vit.K e folati.

Il rafano è anche una fonte di ß-carotene, luteina/zeaxantina e diversi ISOTIOCIANATI.

Grazie alla presenza di tutti questi principi attivi , il rafano ha una buona attività terapeutica in quasi ogni parte del corpo:

– dolori articolari e muscolari

– infezioni urinarie

– congestione del torace

– ritenzione idrica

– mal di testa

– raffreddore ed influenza

– disintossicazione

– infezione dei seni paranasali

– cancro

Soprattutto di cancro si parlerà in questo articolo e di come i principi attivi quali gli ISOTIOCIANATI , presenti nel rafano, possono essere di grande aiuto nella terapia e prevenzione.

Quando la parete della radice del rafano viene schiacciata o tritata essa rilascia un’enzima che converte la SINIGRINA inodore in ISOTIOCIANATO DI ALLILE dall’odore pungente.

Questi composti detti ISOTIOCIANATI non solo sono responsabili dell’odore e sapore pungente, ma posseggono attività chemio-protettiva e possono essere utili nella prevenzione del cancro alla vescica.

Le azioni terapeutiche del rafano sono molte e tra le più importanti annoveriamo quella antibatterica, antibiotica, antinfiammatoria, diuretica e soprattutto promotore dei farmaci contro il cancro.

Secondo i ricercatori l’assunzione di integratori naturali a base di rafano può avvantaggiare i pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta da precursori delle cellule T, in fase di trattamento di tale cancro con il farmaco NERALABINA.

Una recente recenzione della Università dell’Illinois ha dimostrato come i potenti enzimi del rafano hanno, per l’appunto, attività contro il cancro.

Secondo The George Moteljan Fondation i GLUCOSINOLATI contenuti nelle foglie e nella radice del rafano influenzano anche il metabolismo degli ormoni.

Secondo tale ricerca viene riportato che all’interno delle singole cellule della prostata, i GLUCOSINOLATI influenzano in modo positivo il metabolismo degli ormoni. Ciò spiegherebbe perchè l’utilizzo del rafano è associato ad un minor rischio di cancro alla prostata.

Ritornando all’importanza degli ISOTIOCIANATI ( ITCs) essi sono stati studiati come agenti chemioprotettivi e si sono dimostrati sufficientemente efficienti nei confronti di diversi tipi di tumori al polmone, alla ghiandola mammaria, all’esofago, al fegato ed al colon.

Questi studi sono stati condotti da Sidransky et al, su tumori indotti artificialmente in ratti e criceti. Il metabolismo e l’uptake nei tessuti degli ITCs sono importanti fattori da considerare per capire la loro efficacia d’azione in qualità di agenti chemiopreventivi.

Secondo gli studi, il metabolismo degli ISOTIOCIANATI parte dal pathway dell’ac.mercapturico.

Tra tutti gli ISOTIOCIANATI il più studiato è il SULFURAFANO ( 4-metil-sulfinilbutil-ITC) ; esso è il più idrofilo di tutti gli ITC assunti con la dieta.

Esso ha la capacità di proteggere il corpo umano da xenobiotici ambientali, inducendo l’espressione di enzimi detossificanti ed antiossidanti e nel regolare i livelli proteici e funzionali di differenti geni di CYP450.

I ricercatori inoltre hanno evidenziato nel SULFURAFANO un’assenza di reazioni avverse che lo fanno essere un possibile agente nella chemioprevenzione di malattie cronico degenerative come il cancro ( Fimograri et al.,2008).

Il SULFURAFANO oltrepassa la membrana plasmatica e una volta nella cellula va ad interagire con sostanze quali proteine e GSH.

Quest’ultimo (GSH) è una molecola dell’organismo umano coinvolta nella prevenzione dell’insorgenza dello stress ossidativo ( Kolm et al., 1995)

Esperimenti condotti su colture primarie di epatociti umani hanno dimostrato che dall’interazione SULFURAFANO – GSH ne deriva un aumento di ROS, a causa dei ridotti livelli di GSH libero.

Lo stress ossidativo che ne consegue è responsabile dell’incremento dell’espressione di trasportatori trans-membrana come i MRP1 e MRP2 ( Payen et al., 2002)

Da ciò si evince che il SULFURAFANO oltre a modulare gli enzimi coinvolti nei meccanismi di attivazione delle sostanze tossiche e di detossificazione da tali sostanze, favorisce la fuoriuscita di molecole dannose per le cellule attraverso l’incremento dei livelli proteici di proteine associate alla farmaco resistenza .

TUTTE QUESTE PROPRIETA’ HANNO INDOTTO A RITENERE IL SULFURAFANO UN PROMOTORE DI FARMACI CHEMIOTERAPICI , CARATTERIZZATI DA RESISTENZA E TOSSICITA’.

Una strategia quella dunque di utilizzare sostanze naturali contenenti SULFURAFANO per ridurre gli effetti negativi causate da ANTRACICLINE ( antibiotici chemioterapici , utilizzati per la cura di molti tumori ) . ( Zhang Y., 2004 )

L’assunzione di integratori naturali di rafano, sempre secondo i ricercatori, può avvantaggiare i soggetti con leucemia linfoblastica acuta da precursori delle cellule T, in fase di trattamento con la NELARABINA e giovare anche a soggetti sani che sono a rischio genetico di cancro a causa della mutazione del gene CDKN1B.

Sempre secondo i ricercatori gli integratori di rafano andrebbero evitati nel caso di pazienti con leucemia linfoblastica in cura con CITARABINA o in soggetti sani ma a rischio genetico di cancro a causa della mutazione del gene BAP1.

Dott.ssa Michela Gasparrini

BIBLIOGRAFIA:

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