Il significato di dimagrire e la sindrome del normopeso-obeso

Il significato di dimagrire e la sindrome del normopeso-obeso.

Molti pazienti necessitano dimagrire pur essendo normopeso. Nuovi fenotipi di obesità identificano meglio la loro composizione corporea.

Di Marco Marchetti

Dimagrire è diverso da perdere peso. Sebbene l’obesità venga descritta come un eccessivo accumulo di grasso tale da alterare la salute dell’individuo, attualmente la valutazione della composizione corporea è affi-data a metodiche e discriminati che misurano il peso e non il grasso.
L’indice di massa corporea, ossia la metodica attualmente più utilizzata, pur mantenendo un’estrema validità nella valutazione statistica a livello di popolazione, perde il suo significato nella valutazione dell’individuo.
L’indice di Quetelet, infatti, è descritto dalla massa dell’individuo espressa in kg, fratto il valore della sua statura elevato al quadrato. Va da sé che la mancata discriminazione delle masse che compongono il peso misurato determini evidenti criticità. Individui muscolosi possono vedere sovrastimato il loro indice, così come individui sarcopenici possono vedere il loro valore sottostimato. Oltretutto, non vengono discriminati né il sesso, né l’età. Da ciò possono derivare evidenti distorsioni. Basti pensare che un ragazzo appena maggiorenne è sottoposto agli stessi cut-off di una donna matura in post menopausa.
La mancanza della discriminazione di masse resta comunque la maggiore criticità.
In particolare, l’intervallo di normalità, approssimativamente racchiuso tra i valori 18 e 25, vede annoverare al proprio interno diversi soggetti che pur essendo normopeso valutando il loro BMI, risultano francamente obesi valutando la loro composizione corporea.
Un eccellente lavoro, “New obesity classification criteria as a tool for bariatric surgery indication” ad opera di: A. De Lorenzo, L. Soldati, F. Sarlo, M. Calvani, N. Di Lorenzo, L. Di Renzo, riprendendo concetti già espressi in precedenza da molti degli stessi autori, aiuta, tra l’altro, a classificare meglio i diversi fenotipi di obesità.
Gli autori, attraverso un percorso logico e supportato de evidenze scientifiche, hanno interpolato i cut-off tipici del BMI con la percentuale di massa grassa rilevata attraverso metodica DXA.
Ciò che si evince è una visione migliore e più accurata della categoria dei “normopeso”.
Possiamo trovarci di fronte a più fenotipi di obesità che rientrano tutti nella stessa categoria.
Esistono infatti soggetti con una limitata percentuale di massa grassa ed indice di massa corporea compreso nei valori di normalità che possono, a tutti gli effetti, essere considerati normopeso. Viceversa, possiamo trovarci difronte a soggetti con identico peso ma con diversa (e maggiore) percentuale di massa grassa che, pur essendo annoverati tra i normopeso, proprio in funzione della loro particolare composizione corporea, devono essere considerati già francamente obesi.
Questi soggetti verranno correttamente definiti normopeso obesi o normal weight obese (N.W.O.)
Questi ultimi, a loro volta, potranno o meno sviluppare sindrome metabolica, venendo distinti ancora meglio in N.W.O. con sindrome metabolica oppure N.W.O. senza sindrome metabolica o con sindrome De Lorenzo.
Questi soggetti proprio in virtù della loro particolare composizione corporea, caratterizzata da un’elevata percentuale di massa grassa, risultano essere costantemente sottoposti ad uno stato infiammatorio di basso grado che può portare, tra l’altro ad insulinoresistenza. Non di rado si riscontra diabete di II tipo e, nei soggetti di sesso femminile, PCOS o sindrome dell’ovaio policistico.
Molto spesso questi soggetti patiscono una marcata riduzione della massa muscolare. (giova ricordare che sono “normopeso” ma il peso, in questo caso, è costituito da una percentuale elevata di massa grassa a scapito della massa magra\muscolare) con conseguente abbattimento del valore di metabolismo basale. Il basso valore di dipendo energetico determina, classicamente, una maggiore resistenza ad ottenere risultati in termini di perdita di peso con un regime dietetico ipocalorico. In altre parole, proprio i soggetti che necessitano maggiormente di dimagrimento sono i più resistenti alle classiche dietoterapie ipocaloriche.
Migliorare la propria composizione corporea, ossia guarire dalla sindrome De Lorenzo, è possibile ma richiede un’attenta valutazione sia dello stato nutrizionale che della composizione corporea stessa. È necessaria una dietoterapia adeguata, che abbia il massimo rispetto della massa magra del paziente e che quindi apporti un quantitativo di proteine congruo e di elevata qualità.
La dieta deve essere scritta avendo cura di mantenere elevati gli indicatori nutrizionali degli apporti lipidici. Inoltre, l’apporto di carboidrati (quando presenti nella dieta) dovrebbe provenire da grani antichi e farine inte-grali, preferibilmente macinate a pietra. Un protocollo ampiamente utilizzato ed efficace in questi casi è una dietoterapia chetogenica. In quest’ultimo caso il professionista deve essere particolarmente esperto in che-tosi poiché si potrebbe correre il rischio di sbagliare l’apporto proteico e quindi di peggiorare la composizione corporea del soggetto, già ampiamente compromessa.
Insomma identificare un paziente con sindrome NWO è difficile e richiede esperienza, capacità e studio, ol-tre che una adeguata strumentazione. Far guarire un paziente dalla NWO è, forse, ancora più difficile poichè richiede un’attenzione ed una preparazione decisamente superiori a quelle normalmente richieste per una corretta dietoterapia dimagrante.

N.H. Marco dott. Marchetti
Farmacista N. Ordine 11352
Giornalista Pubblicista N. Ordine 159009
Biologo Nutrizionista N.Ordine AA_078443

Assegnista di ricerca
dipartimento Biomedicina e prevenzione
Università di Roma Tor Vergata