Movimento e benessere

                               Movimento e benessere

 

L’espressione del movimento rappresenta da sempre il segno caratteristico delle specie animali, e di quelle viventi in generale. Ad esso è ascritto da sempre il significato stesso della vita e della sopravvivenza. L’Uomo, in quanto espressione biologica più compiuta e definita, destina al moto finalità anche sottili e motivate. L’incapacità all’azione si tramuta, al contrario, in una prospettiva di malattia, o deterioramento o francamente in un quadro di depressione e impoverimento psico-fisico. Solo lo spostamento o l’arruolamento dei gruppi muscolari in una definizione dinamica, restituisce anche all’uomo moderno la sua strutturazione più antica e più sana. Paradossalmente, soprattutto nelle società occidentali, ci si è forniti di una serie di strumenti ( automobili, motocicli, ascensori, scale mobili, ecc.) mirati a ridurre le possibilità di movimento. Se si aggiunge che lo stress lavorativo penalizza una delle più grandi ricchezze che l’Uomo possiede, ma che trascura con deplorevole superficialità, ed è il Tempo,si realizza immediatamente la visione contemporanea di società pigre, stressate, ed obese. Con tutto il corollario di malattie e disordini che questo comporta. Se si ritorna molto indietro nel tempo, ci si accorge che per accaparrarsi un pezzetto di carne o un frutto appena nutriente i nostri progenitori dell’età arcaica cacciavano e correvano per settimane. La vita media dell’epoca era straordinariamente bassa a causa del freddo, della fame e delle malattie infettive. Quel meccanismo arrecato dall’equilibrio di scarse quantità di cibo e di tantissimo movimento per procacciarlo è rimasto pressoché intatto nel nostro patrimonio genetico. Il desiderio di cibo è invariato, ma il movimento è andato notevolmente declinando. Dal punto di vista evolutivo, milioni di anni si tramutano in scatti irrilevanti. Per l’Uomo, senza alcun dubbio, la dipendenza dal benessere evocato dall’attività corporea, rimane ancora oggi fondamentalmente invariata, ma ancora più grave è il malessere prodotto dal surplus alimentare e dalla riduzione del moto.

A conferma di questo, è interessante notare, che, in epoche successive, gli uomini hanno dedicato molto del loro tempo a forme di attività motorie (addestramento militare, gare sportive, palestra, terme, giochi, tornei, danze…) nelle quali, pur con finalità diverse, corpo e movimento realizzavano un’espressione compiuta e congiunta straordinaria. Di acquisizione recente è però la consapevolezza scientifica che questo esercizio, se effettuata regolarmente, non solo favorisce una migliore funzionalità degli apparati del nostro corpo ma incide in modo significativo sulla qualità della vita, sullo stato di salute, sul benessere globale. La maggiore sensazione di benessere si avverte soprattutto a livello umorale e psicologico. Al contrario la sedentarietà è considerata, a tutti gli effetti ed in relazione ai risultati di studi e ricerche pubblicate a livello internazionale, come un rilevante fattore di rischio per l’insorgenza di patologie importanti e per la conseguente incidenza sui livelli di mortalità della popolazione adulta.

La risorsa “ movimento e benessere” trae linfa da molte osservazioni e deduzioni cliniche: da un aumento della tolleranza all’insulina a una riduzione delle capacità lipogenetiche dello stesso ormone, da un evidente effetto vasodilatativo a un sensibile aumento di endorfine e serotonina.
Nonostante l’attività fisica svolga un ruolo di primaria importanza per il benessere , i livelli minimi di movimento raccomandati sono lontani da quelli comunemente praticati: la continuità dovrebbe essere in quest’ambito  lo stile di vita abituale, È questo, in realtà, uno dei grandi ostacoli che le società occidentali si trovano ad affrontare unitamente al problema alimentare..

Un’altra grande difficoltà, inoltre, si realizza nel momento in cui si decide di trasferire i messaggi di prevenzione in ambito alimentare  e di movimento verificando che a monte esiste da sempre un problema di comunicazione per quel che concerne questi argomenti.

Un disagio imbarazzante, in quanto, per alcune condizioni ( la sindrome metabolica su tutte) questa latitanza di informazione ( e quindi la relativa messa in pratica di queste notizie) si traduce in un indice elevatissimo in termini di morbilità e di mortalità.

La premessa doverosa è che, spesso, non sempre appare chiaro se il messaggio della prevenzione e del benessere, correttamente interpretati, sia in accordo con le tematiche della  cultura e della morale dominante.

Proprio per quel che concerne la dieta e l’attività motoria, tutti sappiamo  infatti, che l’automazione è una caratteristica tipica delle società occidentali e di quelle in via di sviluppo, e che i due terzi delle risorse alimentari della terra sono concentrati in appena un quinto della popolazione mondiale (quell’europea e nord-americana).

Si aggiunga che i messaggi mediatici dominanti ( televisione, giornali  su tutti) sono più o meno equamente divisi tra consigli e spinte a  dover dimagrire e a volersi muovere ( palestre, attrezzi ginnici, creme, diete, massaggi, centri estetici, pillole magiche, pozioni meravigliose, ecc.) e indicazioni e suggerimenti diretti nel senso contrario ( poltrone, automobili, assunzione,biscotti, gelati, soft drinks, fast food, snacks, ecc.).

Una dissociazione mediatica schizofrenica, che la dice lunga sui tempi storici e sociali di questo fenomeno.

E allora il benessere legato al movimento? E la prevenzione alimentare?

Per quel che concerne il movimento, non deve necessariamente intendersi che vada praticata sempre e comunque un training eccessivo e irregolare o l’effettuazione di allenamenti impegnativi e sporadici; andrebbe introdotta più semplicemente ( e questo è realmente alla portata di tutti), un’attività moderata, soprattutto costante, effettuata con regolarità.
Il semplice camminare ( il ”walking”degli autori anglosassoni) può corrispondere a quest’esigenza di attività fisica, perfettamente inseribile nel contesto quotidiano.
È sufficiente camminare per almeno 30-40 minuti al giorno, di buon passo, per vivacizzare il dispendio energetico e  attivare meccanismi di adattamento cardiovascolari interessanti. Con 30- 40 minuti di passeggiata quotidiana si possono consumare non meno di 150-220 kcal.

 A seconda delle età e delle opportunità possono essere considerate attività motorie anche un lavoro dinamico, un gioco, persino la possibilità di svolgere, in alcuni momenti della giornata, semplici esercizi di mobilizzazione o di allungamento (stretching)… esempi non mancano: giardinaggio, lavoretti in casa, la sana e buon’abitudine di usare le scale. Spostarsi a piedi, quando non sia assolutamente necessario l’uso dell’auto o dei mezzi pubblici, rappresenta una risorsa semplice e preziosa.

Un’attività in forte crescita e sicuramente il ballo, capace di compendiare l’esigenza del movimento con l’esperienza ludica. Ha inoltre un indubbio vantaggio: può essere interpretato a tutte l’età, e con piena soddisfazione.

Ripetendo  che ogni attività ginnico-motoria va svolta regolarmente

Ballare dunque, andare in palestra, giocare a tenni o nuotare, è importante, ma tenendo sempre bene a mente che dedicare solo un’ora alla settimana alla frequenza di un corso di ginnastica, o una corsa nel parco,  e poi vivere da sedentari per il resto del tempo non rappresenta uno stimolo né adeguato né sufficiente per adottare un corretto stile di vita.
Il movimento, inoltre, incide positivamente sui fattori che determinano stress, ansia, depressione, allentando tensioni o riducendo stati di astenia che incidono negativamente sulla visione della vita. Non si trascuri inoltre un altro parametro di fondamentale importanza: il movimento assume un carattere di socializzazione, rilassamento e svago. Il piacere, spesso condiviso, è, infatti, per molti una componente rilevante della motivazione alla pratica motoria. Riesaminando le problematiche di prevenzione cardiovascolare, l’attività fisica contribuisce non poco al consumo energetico riducendo i rischi derivanti dalle possibili patologie collegate al soprappeso; certamente i suoi benefici effetti vanno ben oltre, perché si riflettono su tutte le funzioni del nostro organismo e sulla maggiore efficacia di tutti gli apparati. Conviene, infatti, rimarcare che le capacità di “adattamento” in caso di prolungata inattività, realizzano un marcato deterioramento di apparati e funzioni, mentre effettuare movimento regolare inserisce sistemi di protezione talmente sofisticato ed efficaci da sviluppare inaspettate risorse e capacità.
Proviamo solo ad immaginare per la terza età il benessere ricavato dal solo camminare nel ridurre l’insorgenza e la prevenzione dell’Osteoporosi.

Camminare, dunque, fare movimento, ma come e perché ?

Perché:

  • Consente di bruciare calorie in eccesso e, quindi, di mantenere il peso-forma o di perdere peso. Aiuta, in sostanza a prevenire l’obesità e il sovrappeso
  • Stimola la respirazione: il movimento della cassa toracica rappresenta una sorta di massaggio per gli organi interni (fegato, reni, stomaco, intestino e vescica)
  • Previene l’osteoporosi: l’azione muscolare stimola la produzione di matrice ossea importante per aumentare la resistenza e ridurre i rischi di fratture
  • Riattiva i meccanismi di difesa e di ripristino della circolazione arteriosa e venosa
  • Previene, quindi, l’insorgenza di malattie dell’apparato cardiocircolatorio
  • Stimola e protegge sia il sistema immunitario sia il sistema endocrino
  • Riduce i livelli di colesterolo, in particolare l’LDL
  • Aiuta a ridurre il livello della pressione arteriosa e la frequenza cardiaca
  • Aumenta l’eliminazione dei radicali liberi

 

Come?

1) Camminare ogni giorno o svolgere un’attività fisica regolare, riequilibra la bilancia alimentare

2) Per aumentare i benefici del moto, è importante aumentarne progressivamente e con calma, la durata o l’intensità

7)  Controllare la postura e la respirazione

  • Provvedere a una buona idratazione e a un’alimentazione sana e leggera

Movimento come prevenzione e benessere ma, attenzione, soprattutto nelle età non verdissime, a non dirigere il movimento verso un obiettivo eccessivamente agonistico. Infatti, la competizione può trasformare un’attività ricreativa in un lavoro faticoso e stressante Da non trascurare, paradossalmente, anche l’eccesso di movimento, come un sovrallenamento o un utilizzo non omogeneo ed armonico dei muscoli, che otterrebbero l’effetto contrario di quell’atteso.

Non quindi la ricerca di standard di riferimento rigidi, inossidabili, perenni nel tempo e nello spazio ma modelli flessibili e altamente originali, che nel dettato istituzionale della fisiologia, realizzino una condizione di benessere che è personale e che, nel movimento, compiutamente si accordino con l’espressione genetica ed ambientale di ciascuno di noi.

Dott Pierluigi Gargiulo