PILLOLA – News Salute Anno 5  n.° 12 (Approfondimenti professionali per la categoria)  DICEMBRE 2020 

PILLOLA – News Salute Anno 5  n.° 12 (Approfondimenti professionali per la categoria)  DICEMBRE 2020 

a cura del collega dr. Maurizio De Stefani

di *TUTTI i FARMACISTI*  NeTworK info-salute Gruppo per tutti i colleghi Farmacisti su Facebook

PREVENZIONE E SALUTE

ANTIBIOTICI, ANTIVIRALI O ANTINFIAMMATORI: TUTTE LE TERAPIE CONTRO IL COVID

Non esistono ancora farmaci specifici contro il coronavirus. Ma sono diversi i medicinali che in questi mesi hanno dimostrato efficacia 7 novembre 2019, la data del primo caso di contagio da Sars-Cov-2. Oggi, ad un anno di distanza -e solo a poco più di 8 mesi dalla dichiarazione di pandemia Covid-19-, sono diverse le terapie in fase di sperimentazione per affrontare il virus e ridurre gli effetti della malattia. Alcune approvate dalla Fda, l’ente regolatorio Usa in materia di farmaci, altre già in commercio per indicazioni differenti, diverse ancora in fase sperimentale, ecco l’elenco delle principali armi a disposizione per contrastare il coronavirus.

 

Antivirali

Gli antivirali rappresentano l’arma perfetta contro i virus. Essi infatti sono in grado di interferire con i meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi. Potendo agire su di essi il risultato finale è il blocco della crescita virale. Contrariamente ad altri virus come Hiv o quello causa dell’epatite C, ad oggi non esistono farmaci specifici per Sars-Cov-2.

Ciononostante, alla luce dell’emergenza sanitaria, diversi antivirali messi a punto per altre patologie sono stati sperimentati nel contrasto al coronavirus. L’unico che ha dato parziali risultati è stato REMDESIVIR di Gilead, un antivirale sviluppato anni fa contro il virus Ebola. L’idea di utilizzarlo è nata dall’evidenza ottenuta in laboratorio nel contrastare efficacemente altre forme di coronavirus. Pur non essendo specifico per Sars-Cov-2, lo scorso mese di ottobre la Fda ha approvato il farmaco per i pazienti positivi al coronavirus. L’autorizzazione all’utilizzo si è basata sui dati di uno studio clinico pubblicato in maggio. Nonostante Remdesivir non riduca la mortalità per Covid-19, lo studio clinico condotto ha dimostrato che l’antivirale è in grado di accorciare i tempi di degenza medi da 15 a 11 giorni.

Gli studi su remdesivir sono comunque ancora in corso d’opera per comprenderne meglio l’efficacia in relazione a diversi parametri. Negativi invece i risultati su altri antivirali come Ritonavir e Lopinavir e sugli antimalarici Clorochina e Idrossiclorochina.

 

Anticorpi monoclonali

Un’altra possibile strategia nel contrasto al virus è quella che prevede l’utilizzo degli anticorpi sviluppati inseguito ad un’infezione da Sars-Cov-2. Inizialmente questa strategia si è concretizzata nella forma del plasma iperimmune, una procedura in uso da decenni che prevede la somministrazione del plasma di pazienti convalescenti.

Si tratta però di una strategia di emergenza in quanto richiede che vi siano persone che si sono infettate.

Purtroppo però, secondo il più ampio studio condotto nei mesi scorsi e recentemente pubblicato dal British Medical Journal, l’utilizzo del plasma convalescente non porterebbe a risultati significativi. Il condizionale è comunque d’obbligo poiché gli studi clinici a riguardo sono ancora in corso d’opera. Partendo però dal concetto di plasma iperimmune, la ricerca si è messa in moto nel tentativo di trovare vie alternative per ottenere un prodotto simile. Ed è questo il caso degli anticorpi monoclonali. Il principio è lo stesso del plasma ma in questo caso la strategia prevede di copiare e produrre su larga scala solo gli anticorpi necessari e in quantità elevate.

Anticorpi che possono essere riprodotti a livello industriale in quantità illimitata e per un numero infinito di volte in modo tale da avere un concentrato delle migliori armi per colpire il virus. Allo stato attuale l’unico anticorpo monoclonale approvato all’uso in emergenza da parte della Fda è BAMLANIVIMAB di Lilly. Negli studi che hanno portato all’appr ovazione l’anticorpo in questione, pur non avendo effetto nei casi gravi, si è dimostrato utile nel trattamento dei pazienti positivi a Sars-Cov-2 con malattia da lieve a moderata ma ad alto rischio di sviluppare complicanze. I risultati, provenienti dal trial clinico di fase II pubblicati sul New England Journal of Medicine, mostrano infatti che l’anticorpo in questione è utile nel ridurre la carica virale e le probabilità di ricovero.

Oltre a questo anticorpo sono in fase avanzata di studio quelli di REGENERON (utilizzati sull’ormai expresidente degli Stati Uniti Donald Trump).

 

Antinfiammatori

Una delle principali caratteristiche dell’infezione da Sars-Cov-2 è l’infiammazione che si genera sia a livello polmonare sia a livello sistemico. Nei casi più gravi, quando la risposta diventa incontrollabile, il paziente va incontro a serie complicanze che possono portare sino alla morte. Spegnere l’eccessiva infiammazione è di fondamentale importanza. Per ottenere questo risultato sempre più numerosi studi indicano il DESAMETASONE e i suoi derivati (i corticosteroidi) quale molecola utile allo scopo. In uno studio pubblicato in maggio, effettuato su oltre 6mila persone, il desametasone si è dimostrato utile nel ridurre di un terzo i decessi nei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica e di un quinto in quelli con ossigeno terapia. Ulteriori dati pubblicati in una review su Jama in settembre hanno mostrato che il desametasone è utile nel ridurre di un terzo i decessi in tutti i pazienti Covid-19.

 

Anticoagulanti

Tra le altre strategie utili a limitare i danni del virus vi è l’utilizzo degli anticoagulanti. Una delle possibili complicanze dell’infezione è l’ipercoagulabilità e la trombosi. Per questa ragione occorre agire sul fenomeno della coagulazione andando ad evitare la formazione dei coaguli. Per farlo esistono gli anticoagulanti come l’eparina. Sperimentata da tempo nei casi di Covid-19 i risultati sui benefici non sono ancora del tutto univoci.

Per questa ragione l’NIH statunitense ha promosso tre ampi clinical trials volti a valutare l’efficacia degli anticoagulanti nei pazienti non ospedalizzati.

Le cure al domicilio Tutte queste armi “spuntate” che abbiamo a disposizione devono però essere sapientemente dosate, soprattutto nei casi in cui non c’è assistenza ospedaliera. Non è un caso che una delle principali urgenze in fatto di Covid-19 è l’individuazione di un protocollo di assistenza domiciliare. In assenza di un protocollo nazionale, a fare ordine è stata la Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia.

Un protocollo, con indicazioni pratiche per i medici di medicina generale su quando utilizzare ossigeno, antipiretici, antinfiammatori, anticoagulanti e antibiotici. (Tratto da Salute, Repubblica)

IL Meglio delle Pillole-News Salute a cura del collega dr. Maurizio De Stefani, fondatore di *TUTTI i FARMACISTI* il 1° Gruppo Nazionale Network

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