La Medicina Narrativa Comunicazione e Risk Management
A cura del dott. Vincenzo Primerano
Se la medicina narrativa è uno strumento che serve a migliorare le cure, ponendo i pazienti al centro di ogni agire sanitario coinvolge direttamente pazienti, professionisti sanitari, manager della sanità, risk manager e tutti coloro che si occupano di produrre salute.
La narrazione, come elemento fondamentale nei processi di cura, si aggiunge e si integra ai dati quantitativi raccolti dalle Evidence Based Medicine, al fine di garantire un approccio clinico-terapeutico-assistenziale globale e realmente orientato all’umanizzazione delle cure.
Il paziente attraverso la narrazione “si racconta” e/o “si scrive” nella sua complessità: non parla più di se riportando solo i sintomi, ma le sue emozioni, il suo stile di vita, il contesto sociale, i suoi valori. Espone il suo punto di vista sul percorso di cura che lo ha coinvolto, sia esso positivo o negativo, offrendo ai professionisti sanitari come ai manager (direttori sanitari, risk manager, responsabili qualità, responsabili reclami e gestione sinistri) l’opportunità di modificare processi e procedure di presa in carico dei pazienti, migliorandoli, e di ottimizzare le risorse disponibili, sia umane che economiche.
Ma la narrazione non è solo da e verso il paziente ma anche verso gli operatori.
Ma le stesse organizzazioni sanitarie possono ricorrere a questo potente strumento per migliorare la comunicazione interna tra professionisti, accompagnare cambiamenti organizzativi, ridurre lo stress lavoro-correlato.
La narrazione può, ad esempio fornire utili indicatori di percezione del rischio Burn Out o della appropriatezza dei processi clinico diagnostici. Monitorando o scoraggiando fenomeni come la produttività a tutti i costi che tende tagliare sui tempi di accesso e di erogazione di prestazioni.
Medicina Narrativa e salvaguardia dai contenziosi sanitari
Tutto ciò sarebbe di certo giovamento al fenomeno della medicina difensiva, ricostruendo quella alleanza terapeutica medico-paziente oggi in crisi. Potrebbe ridurre le richieste risarcitorie per presunta malpractice medica, come la non adesione da parte dei pazienti alle indicazioni, prescrizioni e ai consigli dei medici in genere, fenomeno noto come non-compliance, per non averle capite, o perché non sono per lui accettabili, in termini di cultura, di credenze, di ideologia, di etica.
Il limite da superare è considerare la narrazione soltanto parole e poesia.
Le parole hanno connotazioni molto concrete e molto pratiche: le parole fanno succedere le cose.
Parole e farmaci hanno lo stesso meccanismo d’azione?
Secondo il neurofisiologo Fabrizio Benedetti, intervenuto al V Convegno Nazionale di Medicina Narrativa di Foligno, sì: la parola può percorrere nel cervello le stesse vie biochimiche dei farmaci.
La narrazione biunivoca medico-paziente è pertanto elemento fondamentale per l’umanizzazione delle cure e la migliore applicazione delle EBM.
Parole e farmaci hanno lo stesso meccanismo d’azione?
Molti ospedali ormai stanno attivando interessanti progetti che vedono coinvolti operatori e pazienti in role play che analizzano casi clinici simulati o reali. Questo strumento sempre più viene usato per fare formazione innovativa ed formare medici ed infermieri alla cultura del rischio clinico.
E quale migliore occasione per fare formazione e cultura del rischio?
Il tema dell’umanizzazione delle cure è stato inserito per la prima volta nel Patto per la salute 2014-2016 , nell’articolo 4, dove si afferma che “nel rispetto della centralità della persona nella sua interezza fisica, psicologica e sociale, le Regioni e le Province Autonome si impegnano ad attuare interventi di umanizzazione in ambito sanitario che coinvolgano aspetti strutturali, organizzativi e relazionali dell’assistenza” e si predispone un programma annuale di umanizzazione delle cure che comprenda la definizione di un’attività progettuale in tema di formazione del personale e un’attività progettuale in tema di cambiamento organizzativo indirizzato soprattutto all’Area critica, Pediatria, Comunicazione, Oncologia, Assistenza domiciliare.
La medicina narrativa è uno strumento per realizzare questo progetto, ma purtroppo sono ancora scarse le iniziative intraprese in tal senso.
La gestione del rischio clinico non è cosa a sé dall’umanizzazione delle cure e dal porre il paziente al centro di ogni agire clinico; tutt’altro! né è parte costituente e la medicina narrativa è uno straordinario strumento di analisi e misura, in quanto le parole hanno un “peso specifico”.
La sfida è trovare criteri, metodi e strumenti per misurarle.
Chi opera in Terapia Intensiva deve avere padronanza di scienza, manualità, tecnologia, logica e strategia ma tutti questi strumenti servono a poco se non sono accompagnate dall’amore per il malato