Il triangolo della salute

Il “Metodo NutriSalus”
si basa su quello che il Dr. Angelo De Martino chiama il

TRIANGOLO DELLA SALUTE

da lui messo in essere dopo anni di ricerca ed esperienza professionale. 

 

Si basa su tre principi fondamentali, modulando ed adattando i quali, si riescono a tenere sotto controllo tutte quelle patologie correlate ad una non corretta alimentazione, e sconfiggendo obesità e sovrappeso. Molte patologie, quali il Diabete, l’Ipertensione, l’Ipercolesterolemia, la Sindrome Metabolica trovano enorme beneficio dall’uso e dall’applicazione del metodo.

DIETA MEDITERRANEA

La più riconosciuta e scientificamente provata come dieta salutare, varia e ricca di composti e molecule “FITO ATTIVE”.

La varietà e la stagionalità sono una eredità della DIETA MEDITERRANEA.

NutriSalus NON considera un cibo fine a se stesso, ma usa il cibo come una sorgente di molecole salutari ed attive:

Olio extra vergine di oliva, Omega-3 e 6, vegetali colorati, frutta, frutta secca, carne, pesce, uova e formaggio.

Il concetto NutriSalus di Dieta Mediterranea è caratterizzato da una bassa percentuale di grassi totali (meno del 30% dell’energia ordinaria necessaria), bassa percentuale di grassi saturi (meno del 10%), buona quantità di carboidrati complessi (vari tipi di farina integrale) e una bassa dose di carboidrati raffinati (farina bianca e derivati) ed un’alta percentuale di fibre ai pasti e durante la giornata.

E’ stato dimostrato che la Dieta Mediterranea reduce il rischio di malattie cardio circolatorie, diabete, ipertensione, diminuisce l’incidenza dell’osteoporosi, diminuisce l’infiammazione migliorando i sintomi dell’artrite reumatoide, migliora la protezione dei neuroni proteggendo da malattie neurodegenerative, protegge contro i danni dello stress ossidativo e dallo sviluppo di un certo numero di tumori.

CARICO GLICEMICO

Di recente i medici e i ricercatori hanno posto maggiore enfasi sul valore di carico glicemico (CG) dei cibi.

Il Carico glicemico (GL) è la quantità di cibo consumato considerando il suo GI e la quantità di carboidrati ingeriti.

Il carico glicemico prende in considerazione la quantità di carboidrati presenti in una porzione di un alimento specifico. L’indice glicemico, infatti, indica quanto rapidamente un carboidrato si trasforma in glucosio nel sangue ma non prende in considerazione la quantità di carboidrati contenuti in una porzione, che costituisce un fattore altrettanto importante.

Quanto più è elevato il valore di carico glicemico, tanto più è alto il tasso di glicemia e le conseguenti ripercussioni sui livelli di insulina. Tale valore viene calcolato moltiplicando la quantità di carboidrati contenuti in una porzione specifica per l’indice glicemico dell’alimento stesso, quindi dividendo il prodotto per 100.

Ad esempio, una mela ha un indice glicemico pari a 40, rispetto a quello del glucosio attestato su un valore base pari a 100, e la quantità di carboidrati disponibili in una mela di media grandezza è pari a 16 grammi.

Il carico glicemico viene dunque calcolato moltiplicando 16 grammi di carboidrati per 40 e dividendo il prodotto per 100, ottenendo 6 come risultato per arrotondamento delle cifre decimali.

Si provi a confrontare una porzione di riso soffiato per la colazione, che ha un indice glicemico di 82 e un contenuto di carboidrati pari a 26 per un carico glicemico finale di 21, oppure una porzione di pasta al forno con un carico glicemico pari a 32: il risultato non ha bisogno di commento.

  • Un carico glicemico pari a 20 o superiore è considerato elevato.
  • Un carico glicemico compreso tra 11 e 19 è considerato medio.
  • Un carico glicemico pari a 10 o inferiore è considerato basso.

I carboidrati complessi dovrebbero rappresentare il tipo di carboidrati dominante nella dieta. Essi forniscono una fonte di energia a lungo termine, contribuiscono alla sensazione di sazietà, mantengono l’equilibrio glicemico, contengono fibra che favorisce l’evacuazione intestinale e, infine, contengono più vitamine, minerali e fitonutrienti rispetto ai carboidrati semplici.

Esempi di carboidrati complessi sono i cereali integrali (pasta di grano integrale, pane integrale con cereali e porridge), i fagioli, il riso integrale, i piselli e la maggior parte delle radici commestibili.

L’assunzione di carboidrati insieme a proteine, fibra e grassi (quelli salutari) contribuisce a smorzarne gli effetti sui livelli di glicemia, e questo è un ulteriore motivo per cui un consumo equilibrato di tutti i principi nutritivi riveste tanta importanza.

Formula del carico glicemico

Il carico glicemico si calcola moltiplicando l’IG di un cibo per la sua quantità di carboidrati in grammi, per poi dividere quel numero per 100.
Ad esempio, l’indice glicemico di una banana matura è 51 e la quantità di carboidrati che contiene è 25g.

51 x 25 : 100 = 12,75

Questo numero si può arrotondare a 13. Quindi, una banana ha un carico glicemico di 13.

Un’arancia ha un indice glicemico di circa 43 e contiene 11g di carboidrati.

43 x 11 : 100 = 4,73 (arrotondato a 5)

E’ evidente che un’arancia avrà un impatto minore sugli organismi che mantengono il controllo della glicemia. Questo non vuol dire che le banane facciano male. Ci sono molti modi per misurare quanto sia salutare un alimento – come le vitamine, i minerali e gli altri fitonutrienti che contiene – ma il carico glicemico è un’altra tessera del mosaico.
Gran parte delle verdure ha un IG basso, perciò potete mangiarne senza limiti e godere dei benefici degli antiossidanti, nutraceutici e altri composti vegetali senza che l’organismo sia sottoposto a eccessivo stress per contrastare un rialzo della glicemia. L’eccezione sono le patate, che hanno un indice glicemico alto.

 

Queste raccomandazioni per una dieta a basso indice glicemico sono compatibili con quelle dell’American Institute for Cancer Research per prevenire il cancro.

È confermato a livello scientifico, che controllano l’indice glicemico e carico glicemico dei pasti aiuta a mantenere uno stato di salute nel tempo ed aiuta prevenire tutta una serie di patologie, non solo il diabete, associati ad una cattiva alimentazione (ipertensione, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica).

Viene ormai sostenuto da molte evidenze scientifiche che l’iperglicemia postprandiale in soggetti sani, senza un diabete diagnosticato, è legata e contribuisce alla formazione di malattie croniche, sistemiche e metaboliche.

L’iperglicemia postprandiale, come dimostrato in recenti lavori scientifici, svolge un “ruolo patogeno” diretto, ed è alla base del processo di nascita e sviluppo di molte malattie metaboliche ed è un meccanismo universale per la progressione delle malattie.

Il sistema dietologico nutraceutico NutriSalus, oltre al controllo di alcuni parametri indicativi di eventuali sviluppi di stati patologici protegge, previene, tiene sotto controllo l’Indice Glicemico ed il Carico Glicemico del pasto, nonchè parametri emo fisici importanti e conduce ad uno stato di benessere generale alla persona, eliminando il rischio e ritardando l’insorgenza della malattia come conseguenza di una dieta non corretta.

ANTIOSSIDANTI NATURALI

Non è facile spiegare cosa è un radicale libero o capire un concetto come quello dello stress ossidativo e degli antiossidanti. Cercherò in maiera semplice di spiegare il concetto che c’è alla base del terzo angolo del TRINGOLO DELLA SALUTE. Punto importante tanto quanto gli altri due concetti del triangolo.

Lo stress ossidativo è definito come la lesione dei tessuti derivante da un disturbo nell’equilibrio tra la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), noto anche come i radicali liberi, e meccanismi di difesa antiossidanti. In condizioni fisiologiche, le difese antiossidanti sono in grado di garantire una protezione efficace contro gli effetti deleteri dei radicali liberi, ma in condizioni in cui sia la formazione di radicali liberi è aumentatia o  le difese antiossidanti vengono inattivate o diminuiscono, l’accumulo di radicali  liberi che ne consegue porta a danni cellulare e danni  tissutali.
Il ruolo dei radicali liberi nei processi patologici quali danno cellule, cancro e invecchiamento, è stato originariamente riconosciuto da Harman che ha ipotizzato vivo che la generazione di radicali liberi come un importante contributo nella patogenesi di sviluppo di molte malattia. La scoperta dell’enzima superossido dismutasi, nel 1969, ha stabilito il ruolo dei radicali liberi nei sistemi biologici. Successivamente, una vasta ricerca scientifica ha stabilito un importante e basilare ruolo dei radicali liberi  nella progressione dell’invecchiamento, così come causa di diverse condizioni patologiche, tra cui la malattia cardio circolatorie, l’ictus, la demenza ischemica, la carcinogenesi, malattie neurodegenerative, malattie polmonari, malattia renali e lo sviluppo del diabete.

Un radicale libero è definito come un qualsiasi atomo o molecola che contiene uno o più elettroni spaiati . La presenza di elettroni spaiati aumenta la reattività di un atomo o di una molecola, rendendoli così molto più reattivi di un corrispondente non radicale. I radicali liberi sono noti per avere effetti deleteri nonché benefici. Molte volte vengono demonizzati ma i radicali liberi sono generati in grandi quantità come sottoprodotti di reazioni fisiologiche comuni, così come sono prodotti finali di reazioni chimiche utilizzati per scopi di difesa specifiche, come l’attivazione dei neutrofili. Fonti addizionali di produzione dei radicali liberi, oltre alle reazioni chimiche endogene, sono l’ozono, biossido di azoto, e la radiazione elettromagnetica. Lo ione superossido, l’ossido nitrico e l’idrogeno perossido svolgono un ruolo importante nella fisiologia umana, ma allo stesso tempo sono ben noti per essere la causa che accelera il processo di invecchiamento e la degenerazione cellulare nello sviluppo dello stato di malattia.

Gli antiossidanti sono molecole presenti in molti cibi, e sono deputate a diminuire lo stress ossidativo. Combattono la formazione di radicali liberi dannosi. Di seguito una classe di antiossidanti, i flavonoidi, ma ve ne sono molti altri e presenti in molti cibi consigliati dal Medoto NutriSalus.

I flavonoidi sono composti polifenolici abbondanti in frutta e verdura, ed è stata dimostrata una relazione positiva tra consumo di alimenti ricchi di flavonoidi e la prevenzione di malattie. Studi epidemiologici sostengono che il consumo di cibi ricchi di flavonoidi nella dieta quitidiana ha effetti benefici sulla omeostasi del glucosio e dei lipidi ematici. Alcuni studi hanno dimostrato gli effetti benefici dei flavonoidi che, a concentrazioni fisiologiche, sono paragonabile agli effetti clinici dei farmaci antidiabetici; tuttavia, la ricerca clinica in questo campo e studi sugli effetti anti-diabetici di metaboliti dei flavonoidi sono ancora in corso per le potenzialità che hanno queste molecole. I flavonoidi agiscono su diverse vie metaboliche e sono in grado di modulare e di regolare diverse vie di segnalazione del segnale nelle cellule beta pancreatiche, epatociti, adipociti e fibre muscolari scheletriche.

Gli antiossidanti in generale hanno effetti benefici nei seguenti casi:

  • diabete, migliorando la secrezione di insulina promuovuendo la proliferazione delle cellule beta pancreatiche;
  • di migliorare dello stato di iperglicemia attraverso regolazione del metabolismo del glucosio negli epatociti;
  • di ridurre la resistenza all’insulina, l’infiammazione e lo stress ossidativo nel muscolo e nel tessuto adiposo;
  • di aumentare l’assorbimento del glucosio nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo bianco.