L’uso e la disciplina giuridica delle tinture madri e dell’intero settore fitoterapico

 

Al fine di meglio comprendere le ragioni dell’impiego delle T.M. rispetto ad altre formulazioni galeniche , occorre ricordare le loro caratteristiche più salienti . Potrebbe capitare che si vada incontro a confusione quando si parla di T.M. e di tinture F.U. ma la peculiare differenza è che mentre le prime derivano dalla pianta fresca le tinture F.U. hanno come punto di partenza la pianta secca . Le tinture madri sono forme farmaceutiche definite “alcolaturo” in quanto ottenute mediante macerazione di droghe fresche con alcool etilico a 95 gradi centigradi . Quindi trattasi di preparazioni liquide risultanti dalla alta facoltà estrattiva dell’alcool . La macerazione dura tre settimane , poi si decantano e si filtrano . In genere le tinture madri hanno una validità di cinque anni . Il grado alcoolico finale è oscillante tra 45 e 65 gradi centigradi . Al fine di evitare contaminazioni di qualsiasi tipo i materiali adoperati nelle fasi di preparazione delle T.M. devono essere il più possibile inerti ed asettici , in genere infatti si adopera l’acciaio inox od il vetro . Il farmacista nel suo compito quotidiano di educatore sanitario si trova a dover decidere quale rimedio consigliare al cliente-paziente qualora si tratti di una patologia risolvibile senza l’intervento del medico ed in questo caso specifico appunto le T.M. offrono molteplici vantaggi . Innanzitutto sono facilmente maneggevoli da parte del paziente inoltre in qualità di preparazioni liquide sono agevolmente dosabili e non hanno particolari controindicazioni . Essendo idrosolubili non passano la barriera emato-encefalica e nemmeno quella placentare , questa permette loro di essere classificate tra le preparazioni caratterizzate da una notevole versatilità d’impiego . Diverso è il caso in cui si dovessero impiegare oli essenziali che proprio perché liposolubili hanno la capacità di attraversare le membrane e quindi anche la barriera emato-encefalica e quella placentare , questo obbliga ad avere una elevata attenzione e cautela nel suo impiego . Un esempio è il caso dell’olio essenziale di camomilla che , a dosi normali , è un eccellente tonico ed antispasmodico , mentre a dosaggi alti o eccessivi potrebbe essere un eccitante del sistema nervoso . Tra le tante assume notevole importanza la tintura madre di betulla che è un albero dalla caratteristica corteccia bianca dalla proprietà febbrifuga e , se sottoposta a distillazione , produce un catrame , il cosiddetto olio di betulla impiegato in dermocosmesi . Per uso topico difatti possiede proprietà antisettiche e cicatrizzanti  . E’ impiegata anche in tricologia sotto forma di shampoo o lozione per combattere la causa che determina i capelli grassi . Di certo dove la betulla svolge la funzione più rimarchevole è nell’apparato urinario grazie alla sua azione blandamente diuretica in funzione ovviamente della dose impiegata . L’importanza della betulla è stata sottolineata anche dal Mattioli il quale ad essa attribuisce poteri straordinari : “L’acqua che si distilla dalla parte interna della betulla , quando sai stata forata , non soltanto purifica il rene ma facilita l’espulsione dei calcoli dalla vescica ; passata sul viso rende pura la pelle e ne elimina le macchie , sana le ulcere del cavo orale “ . Le parti utilizzate della betulla sono oltre la corteccia anche le foglie e le gemme . Se per le T.M. ed i gemmoderivati la posologia è definita in quanto si assumono 50-100 gocce al giorno per le tinture F.U. la posologia varia a seconda della droga impiegata . Le T.M. possono essere impiegate anche in pediatria , infatti rispetto ad altri farmaci di sintesi le droghe vegetali non rappresentano un rimedio invasivo . Purtuttavia in pediatria occorre osservare talune precauzioni d’impiego poiché gli organi coinvolti nel metabolismo ed escrezione del principio attivo assunto non sono del tutto sviluppati . In particolar modo nell’età pediatrica una droga per la quale occorre prestare molta cautela ed attenzione d’impiego è il finocchio poiché potrebbe causare effetti infiammatori a livello del tubo digerente , dispnea e laringospasmo . Anche la menta è da impiegare con la stessa cautela a causa della presenza del mentolo che in casi limite potrebbe indurre soffocamento . Affinché questo studio sia completo occorre ampliare l’approfondimento analizzando la regolamentazione giuridica del settore delle piante officinali e dei prodotti fitoterapici il quale è soggetto ad una serie di norme giuridiche . Il sistema normativo deve essere strutturato per garantire tutela giuridica ai prodotti che possono influenzare la salute pubblica e ciò mira ad assicurare il più alto livello di benessere sanitario . In tale contesto dunque sussiste la necessità che la regolamentazione giuridica sia quanto più possibile efficace e mirata alla salute ed al benessere dei fruitori . Le norme vigenti che regolano il settore delle piante officinali sono in vigore da troppo tempo per essere coerenti con il rigore scientifico che occorre sempre assicurare per definire le caratteristiche qualitative e quantitative delle droghe vegetali e dei loro derivati . Non si può dimenticare , invero che per oltre tremila anni il regno vegetale abbia garantito più o meno empiricamente o consapevolmente la ricerca della salute ma che allo stato attuale sussiste l’inderogabile necessità di tutelare maggiormente su basi scientifiche , razionali e giuridiche la costanza degli effetti terapeutici da un lato e la salvaguardia della salute dall’altro . La funzione di assicurare che il prodotto medicinale abbia una regolamentazione diversificata e più incisiva di quella necessaria per le piante soltanto aromatiche o da profumo , si effettua preliminarmente avendo cura di accertare che la terminologia giuridica sia diversa ed appropriata quando si parla di piante officinali o medicamentose . Inoltre deve provvedersi alla regolamentazione giuridica sia la coltivazione che il commercio e l’impiego delle piante officinali . Ciò che quindi è opportuno soddisfare nell’ordinamento è l’esigenza di una disciplina che consenta l’esatta distinzione tra l’erboristeria medicinale da quella più genericamente salutare e sostanzialmente la separazione tra farmaco e non farmaco . Se una pianta officinale o un suo derivato possiede caratteristiche oggettive da farla classificare un medicinale dev’essere giuridicamente assoggettata a norme speciali che provvedano a disciplinare gli aspetti curativi o profilattici della droga atta a ripristinare , modificare o correggere le funzioni organiche dell’uomo o del settore veterinario a cui è destinata . Allo stesso modo ma con minore vincolo giuridico si regolamenterà il prodotto salutare “non farmaco” disciplinandone il commercio . In definitiva qualsiasi materia se assume la veste giuridica di “medicinale” deve possedere le caratteristiche sopra accennate ovvero profilattiche e curative . In diversa maniera va classificato e disciplinato il prodotto salutare impiegato unicamente per “favorire” lo stato di salute senza sostanziale valenza sanitaria ma con una caratteristica saliente di “innocuità” . L’argomento richiede ben più approfondita disamina , lascio questo complesso onere agli esperti del settore , al momento m’interessa d’aver fornito al lettore il tratto distintivo degli aspetti caratteristici di questa disciplina . Ad maiora !

Dott. Filippo d’Alfonso