La Medicina Sostenibile (parte seconda)

La Medicina Sostenibile (parte seconda)

 

COSTI ECCESSIVI E ASSORBIMENTO DI RISORSE NECESSARIE IN ALTRI SETTORI

Se continuiamo a curare la morte, senza garantire recupero dell’individuo, avremo degli sfavorevoli impatti sociali poiché aumenterà enormemente la popolazione anziana, peraltro inabile e bisognosa di persone che le accudiscono facendo levitare in forma esponenziale l’erogazione di risorse per la salute.

Il primo impatto naturalmente è quello economico, poiché per poter mantenere una popolazione sempre più anziana verranno falcidiate tutte le risorse economiche. Le stesse risorse che necessitano per mantenere un paese socialmente ed economicamente competitivo  quindi sano.

Stiamo parlando delle risorse di cui, in un paese sano che guarda al futuro dei suoi giovani, c’è bisogno: Istruzione, Ricerca e Lavoro.

Quindi non solo ridotte risorse di sviluppo ma gap socio-economico rispetto a paesi emergenti popolati da persone giovani.

E ancora forse più preoccupante sarà il dover fare i conti con un lungo e doloroso invecchiamento che vede allontanarsi sempre di più che la morte la propria capacità di relazione sociale.

Ma attenzione alle generalizzazioni: con le affermazioni di prima non si vuole sopprimere le cure all’anziano ma soltanto mettere dei correttivi che portino lo stesso ad avvicinarsi dignitosamente alla morte nel proprio letto di casa.

Già l’uomo di Neanderthal aveva compreso il ruolo dell’anziano nella tribù per la fonte di informazioni e saggezza che poteva erogare ai giovani . Ma qui l’accento viene posto alla dignità della vita e la dignità della morte.

Nel 1800 l’aspettativa di vita era assestata nella media dei 30 anni; oggi a livello planetario il valore medio è di 71,5 anni (68 anni e 4 mesi per gli uomini e 72 anni e 8 mesi per le donne) solo nel periodo 2010–2015 secondo lo United Nations World Population Prospects 2015 Revision, o 69 anni (67 anni per i maschi e 71.1 anni per le femmine) nel 2016 secondo il The World Factbook.
In questi ultimi due secoli abbiamo inoltre assistito ad un progressivo spostamento della tipologia di malattie per cui si muore. Epidemie, guerre e carestie rappresentavano un tempo le principali cause di morte e sono state ai giorni nostri sostituite dalla morte per malattie cronico-degenerative.

Tutte le statistiche dei paesi industrializzati indicano la costanza di un dato: la progressiva scalata verso la longevità.

L’aspettativa di vita continua a crescere velocemente. Ogni dieci anni vediamo aumentare di due anni la nostra aspettativa di vita. Facendo alcuni semplici calcoli salta all’occhio come sarà facile nei prossimi anni diventare centenari e come per i bambini nati oggi si apra una prospettiva di vita di circa 120 anni.

Però a questa accattivante prospettiva si affianca la più realistica considerazione che tale prospettiva di vita non sarà di un maggior numero di anni in salute ma disgraziatamente vedremo sempre più aumentare l’intervallo in numero di anni che vi sarà tra l’esordio della malattia cronico degenerativa (diabete, malattie cardiovascolari, neoplasie) e la data di morte.

Ossia il numero di anni che guadagneremo di vita saranno anni da malati e non da sani.

L’analisi del problema ci deve portare non a disdegnare quanto fatto fino ad ora ma piuttosto esaltarlo inserendo dei correttivi dettati dal buon senso, dalla pianificazione delle risorse e da una attenta legislazione che tuteli più il mantenersi in buona salute piuttosto che rattoppare la malattia avanzata.

Esempio eclatante proprio nel campo dei tumori ove le diagnosi precoci e gli screening di massa permettono di sconfiggere definitivamente sempre di più queste malattie.

Facciamo degli esempi pratici: gli istituti assicurativi che si occupano di rimborso di spese sanitarie si occupano già di fatto ad una forma di medicina/rimborso sostenibile; ovvero a rischio maggiore di ammalarsi corrisponde un più elevato premio assicurativo. Mutuando questo concetto su una sanità pubblica l’equazione si traduce nell’inserire aliquote fiscali corrette di partecipazione alla spesa sanitaria. Ciò permetterebbe di innescare un circolo virtuoso che allontana la popolazione da stili di vita scorretti come fumo, sedentarietà e cattiva alimentazione.

Queste aliquote dovrebbero essere corrette per nuclei familiari: le famiglie che educano i figli a corretti stili di vita di fatto fanno un bene al paese e quindi andrebbero premiati con forti sgravi fiscali e detrazioni per sport ed altre attività salutari.

Ma la corretta medicina sostenibile entra in merito anche nelle scelte di controllo dell’ambiente dettando regole e comportamenti vincolanti in merito alla tutela della salute.

Entra in merito al controllo dell’alimentazione aiutando aziende che entrano nel ciclo dell’alimentazione sana e disincentivando gravandoli di tasse tutti i cibi spazzatura.

Di sicuro il modello di sanità sostenibile deve prevedere dei piani organizzativi e operativi ad alto impatto qualitativo.

Essa deve rispondere in primo luogo al cittadino utente ma anche all’operatore coinvolto e non ultimo badare anche a coloro che hanno interessi imprenditoriali in sanità .

Deve rispondere anche alle sue logiche intrinseche e peculiari dei piani sanitari attraverso:

  • Strutture dimensionate e strutturate con un nuovo spirito: presìdi, stabilimenti, distretti, quantità e qualità degli ambienti, idoneità alla funzione, sia tecnica che operativa e favorire il più possibile modelli organizzativi che prediligano le cure domiciliari (home care).
  • Rispetto dei bisogni e dei disagi delle persone, dei malati, degli accompagnatori, dei visitatori.
  • Processi assistenziali e procedure amministrative gestite per linee guida e protocolli, in modo da assegnare con precisione competenze tecniche e giuridiche e le conseguenti precise responsabilità.
  • Attenzione al personale coinvolto in questi processi (bisogni, diritti, doveri, atteggiamenti, formazione). Tutto il personale va inquadrato come risorsa fondamentale dell’ingranaggio azienda e non come semplice strumento.
  • Attraverso formazione e training, si può coltivare, tra gli operatori della Sanità, il seme dell’umanizzazione e della rivisitazione delle relazioni di cura negli ospedali nel rispetto del contesto sociale ove si è inseriti.

L’impresa da compire è difficile ma non proibitiva. È necessario per la sua realizzazione il concorso delle forze politiche, di esperti di pianificazione e management sanitario e di una riorganizzazione a medio-lungo termine del mercato imprenditoriale e del lavoro.

Sono queste le sfide che ci sono state lanciate per i prossimi anni e che sarà impegno di tutti promuovere, attuare e coltivare.

Dott. Vincenzo Primerano

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  • Hans Georg Gadamer                 Dove si nasconde la salute Raffaello Cortina Editore
  • Sergio Zavoli Il dolore inutile                                   Garzanti
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